Mancano pochissime ore alla chiusura delle liste per le regionali, quella di oggi è la giornata decisiva. E il livello della tensione in casa dei giallorossi sale. Perché da un lato c’è il pressing di Giuseppe Conte e del Pd per un’intesa in Puglia e nelle Marche (le ultime regioni in cui è rimasto in piedi un dialogo). Dall’altro c’è la resistenza dei candidati locali grillini e di una parte del Movimento.
Con la pugliese Antonella Laricchia che insorge su Fb: “Non piego la testa, piuttosto tagliatemela”.
E il candidato 5S delle Marche, Gian Mario Mercorelli, che tenta di chiudere definitavamente la questione delle alleanze: “L’appello di Conte è fuori tempo massimo. Non sa cosa succede nei territori. Nessuna intesa con il Pd”.
In campo il premier: “Le forze di governo dialoghino”
La moral suasion del premier Giuseppe Conte per un’intesa tra Pd e 5Stelle per le regionali oggi si è fatta esplicita. In un’intervista al Fatto quotidiano, il presidente del Consiglio dice: “In Puglia e nelle Marche presentarsi divisi espone al rischio di sprecare una grande occasione”. Troppo importante, per la tenuta del governo, l’esito delle prossime amministrative.
Il pressing del Pd
L’invito di Conte è naturalmente accolto a braccia aperte dal Pd: “Conte ha ragione da vendere, le forze di governo si presentino insieme soprattutto in Regioni come le Marche che saranno determinanti per il risultato nazionale”, dice il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, che è in prima linea nelle trattative nella sua regione. “L’obiettivo delle regionali di Salvini e della Meloni è solo quello di dare una botta al Governo – continua – altro che prima i marchigiani. Chi vuole sostenere il governo Conte ha solo la strada dell’unità”.
Pd, Fiano
Stessa posizione dal deputato dem Emanuele Fiano: “Proviamoci fino alla fine”, dice a Repubblica. E intervengono anche i dem pugliesi: “Pensare che il voto regionale non abbia alcun riverbero sul governo nazionale credo sia un atteggiamento irresponsabile”, ha detto Marco Lacarra, segretario regionale del Pd Puglia. Mentre il ministro Francesco Boccia avverte: “Mi aspetto dal M5S una risposta su Marche e Puglia. Se non arriverà, faremo richiesta di voto disgiunto perché se non si vota il centrosinistra, vince la destra”.
Lo scontro interno ai 5 Stelle
Il pressing però interviene su un Movimento già in preda a molte fibrillazioni. Con i vertici più favorevoli all’accordo e i territori – o almeno i candidati – in rivolta. Il capo politico, Vito Crimi, dice: “L’accordo basato sui programmi è un valore aggiunto, ma bisogna valutare le singole situazioni. E no a forzature”.
Concorda l’ex ministro Danilo Toninelli, che sostiene: “Non si può pensare a forzature dall’alto. “La richiesta di intese del Pd è legittima. Chiedere è lecito – sostiene il grllino – così come rispondere di no, con cortesia, lo è altrettanto. Del resto il nostro non è un muro contro muro”.
Ma la candidata grillina pugliese Antonella Laricchia rifiuta il passo indietro sdegnata: “Non piego la testa, piuttosto tagliatemela. Più importanti dei miei vantaggi personali (mi hanno promesso poltrone certe, prestigio assicurato) o di Giuseppe Conte (una maggioranza parlamentare teoricamente più rinsaldata), ci sono gli interessi dei pugliesi”.
Stesso altolà era arrivato ieri, sia pure con toni più pacati, dal candidato M5S nelle Marche Mercorelli. Che oggi conferma: “L’appello di Conte è fuori tempo massimo. Nessuna intesa con il Pd. E non ci sono pressioni dal Movimento, è solo una manovra mediatica dei dem”. Poi usa toni che cercano di mettere un punto definitivo all’idea dell’alleanza. “Comprendo Conte perfettamente – dice – ma evidentemente non è al corrente di quello che succede sui territori. Ne è la prova che non siamo soli: su sei Regioni, in 5 non andremo con il Pd”. Un Pd che, secondo Mercorelli, “non ha avuto alcuna elasticità nei mesi scorsi” per trovare punti di condivisione “né sui punti programmatici né sui personaggi, proponendo la replica del presidente uscente. La discontinuità – aggiunge – sarebbe stata accolta in maniera differente, ma Mangialardi nelle Marche ed Emiliano in Puglia ci sono stati proposti come intoccabili e inamovibili”.
L’attacco di Meloni
Non risparmia le accuse al premier Conte la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Su Facebook scrive furiosa: “Avevano spergiurato che la proroga dello stato di emergenza era solo una formalità ‘tecnica’. Poi, grazie a quella proroga, con un semplice atto amministrativo (senza passaggio parlamentare o firma del Presidente della Repubblica) chiudono i locali e introducono nuove limitazioni alle libertà costituzionali”. Ma ora, prosegue Meloni, “creano i presupposti per poter far saltare le elezioni regionali del 20 settembre se i sondaggi dovessero essere sfavorevoli all’accozzaglia Pd-M5S. Niente scherzi da regime autoritario, caro Conte”.
(La Repubblica)