24 Novembre, 2024
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Parla ragazzo tornato a Roma da Grecia e Sardegna

Covid, ragazzo tornato a Roma da Grecia e Sardegna: “In discoteca sfidando il rischio. Ora ho il virus”

“Ho avuto paura per me, ma soprattutto per i miei cari e sono corso a fare il tampone, del resto di discoteche ne ho frequentate tante, tra Grecia e Sardegna. E con me hanno contratto il virus altre persone”. Alessio P., 20 anni, romano, è rientrato in città da pochi giorni dopo essere stato a Mykonos e a Porto Rotondo. È risultato positivo al Covid. Come lui anche i suoi amici.

Quanti eravate?

“Un gruppo di una ventina di ragazzi, tutti tra i 20 e i 21 anni”.

Di questi, quanti sono i contagiati?

“Almeno la metà. Dieci di sicuro”.

Come è andata la vacanza?

“All’insegna della preoccupazione anziché del divertimento, ma sempre in giro per locali e discoteche”.

Con quali precauzioni?

“A Mykonos ci misuravano sempre la temperatura prima di entrare nei locali e i buttafuori avevano tutti la mascherina. Ma una volta dentro, regnava il caos: pochi con naso e bocca coperti e molti ammassati, nessun distanziamento. Al “Tropicana Club” è arrivata anche la polizia, le ultime sere hanno chiuso all’una di notte anziché alle 2. Il pomeriggio, invece, quando venivano gli agenti i tavoli erano distanziati, ma quando se ne andavano, si ricominciava: musica a palla e di nuovo vicini. Entravamo tutti con la mascherina, ma per ballare in pochi la tenevano”.

E in Sardegna?

“Anche peggio. Soprattutto al “Country Club”, un locale piccolo, ma sempre pieno zeppo di gente. Misuravano la temperatura, facevano disinfettare le mani con l’amuchina, ma dentro alla disco stavamo tutti ammucchiati. Io avevo il tavolo riservato e quindi non ballavo in mezzo alla pista. Al “Blu Beach”, essendo all’aperto, eravamo tanti ma più distanziati. Quando hanno chiuso le discoteche a Porto Rotondo, a seguito dell’ordinanza del governo, abbiamo cambiato giro. Siamo andati a Poltu Quatu a bere in qualche locale”.

Ha mai accusato i sintomi del coronavirus?

“Io mai, e neanche i miei amici. Ma con l’infittirsi dei contagi ci siamo molto preoccupati”.

E allora cosa avete fatto?

“Appena sbarcati a Civitavecchia siamo andati spediti al Campus Biomedico di Trigoria a fare il tampone. Io ero quasi certo di aver contratto il virus, in quei posti era pieno di gente positiva. Ho detto subito che ero stato sia a Mykonos che in Sardegna, mi sono fatto inviare dal mio medico di base la ricetta e mi hanno sottoposto al tampone. La mattina dopo alle 8 mi hanno chiamato e mi hanno detto che ero asintomatico positivo. Lo sospettavo ma per tutelare i miei familiari ho preferito fare il test”.

E gli altri amici?

“Idem. Due del gruppo, Luca e Matteo, anche loro 20 anni, si sono trasferiti a casa mia. Facciamo la quarantena insieme. E ci diamo forza a vicenda. Mia mamma si è trasferita da mia nonna”.

Dalla Asl altre prescrizioni?

“Mi hanno chiamato per ricostruire insieme tutti i miei spostamenti, anche se sapevano già tutto: nome e cognome dei ragazzi con i quali ero andato in vacanza e dei locali dove era andato a ballare. Mi hanno raccomandato di non uscire di casa. E di stare in quarantena fino al 31 agosto, giorno in cui farò il secondo tampone ma questa volta al Poliambulatorio di via degli Eucalipti, a Centocelle. Se il test sarà negativo ne dovrò fare un altro di verifica il 2 settembre. Ma solo se entrambe le volte risulteranno negativi potrò riprendere a vivere. Altrimenti ai domiciliari ancora una settimana”.

Se dovesse riconsiderare i suoi comportamenti pensa di aver preso sotto gamba il Covid?

“Col senno di poi capisco di aver minimizzato troppo il rischio contagio. Spero di risultare presto negativo. Di sicuro questa è una lezione che non dimenticherò”.

(La Repubblica)

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