Una mossa elettorale di Trump?
Gli Stati Uniti avanti da soli sul vaccino contro il coronavirus. L’amministrazione Trump chiude la porta all’iniziativa globale per lo sviluppo, la produzione e la distribuzione dell’antidoto al Covid-19, in una decisione shock legata alla partecipazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità al progetto. La stessa Oms con la quale il presidente americano ha un ‘contenzioso’ aperto da tempo per essere troppo ‘Cina-centrica’. «Gli Stati Uniti continueranno a collaborare con i partner internazionali per assicurare la sconfitta del virus, ma non saranno limitati da organizzazioni multilaterali influenzate dalla corrotta Organizzazione Mondiale della Sanità e dalla Cina», afferma Judd Deere, il portavoce della Casa Bianca.
La ‘Covid-19 Vaccine Global Access Facility’ aveva inizialmente attirato l’attenzione e riscosso l’approvazione di alcuni funzionari dell’amministrazione Trump. Il presidente però non ha voluto sentire ragioni, snobbando l’Oms e scommettendo sulla politica dell’America First, anche per il vaccino. Un vaccino che potrebbe arrivare a breve: secondo indiscrezioni, il Center for Disease Control and Prevention ha notificato alle autorità sanitarie dei 50 stati americani di prepararsi a distribuire il vaccino agli operatori sanitari e alle categorie più a rischio fra la fine di ottobre e gli inizi di novembre. Una tempistica che solleva dubbi su una possibile politicizzazione del coronavirus visto che le elezioni presidenziali sono in calendario il 3 novembre.
Almeno 170 paesi stanno valutando di aderire all’iniziativa, che punta a velocizzare lo sviluppo del vaccino,
ad assicurare che ci siano dosi disponibili per tutti i paesi e a una distribuzione equa, soprattutto fra i segmenti della popolazione a più alto rischio. Oltre all’Oms il progetto è organizzato e guidato dalla Coalition for Epidemic Preparedness Innovations e da Gavi Alliance (una cooperazione di soggetti pubblici e privati). E la Cina ha fatto intendere che potrebbe aiutare il progetto. La scommessa di Trump espone a non pochi rischi gli Stati Uniti, dove i casi di coronavirus sono quasi 6 milioni e nuovi cluster si stanno verificando in alcune aeree del paese. E questo in parte a causa di alcuni grandi eventi senza mascherina e senza distanziamento sociale che si sono avuti nelle ultime settimane, quali il raduno di motociclisti di Sturgis, in South Dakota.
Un raduno che ha contato la partecipazione di 400.000 centauri, di cui almeno 260 hanno contratto il virus e almeno uno è morto dopo aver trascorso diverse settimane in terapia intensiva. Pur mostrando ottimismo sulla possibilità che un vaccino possa essere sviluppato prima del previsto Anthony Fauci, il super estero americano di malattie infettive, mette in guardia su un possibile nuovo aumento dei casi nelle prossime settimane fra la festività del Labor Day e la riaperture di scuole e università. Un capitolo questo particolarmente complesso: i college che hanno già riaperto sono stati costretti a imporre nuovi limiti stringenti in seguito al balzo dei contagi. E ora la prova del nove è la riapertura delle scuole a New York, l’unica grande città che ha deciso di riavviare le classi di persona. Dopo l’annuncio in grande stile che le scuole avrebbero riaperto normalmente il sindaco della Grande Mela, Bill de Blasio, è stato costretto a posticipare l’avvio delle lezioni di 10 giorni in seguito a uno scontro con i sindacati degli insegnanti che hanno minacciato lo sciopero.
(La Stampa)