24 Novembre, 2024
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“Un pericolo e una vergogna”: boss scarcerati.

Bonafede: “Avviato monitoraggio”

“Una rivolta nel carcere di Benevento, con cinque agenti feriti, celle in fiamme e un muro sfondato. Il tutto mentre più di 100 boss usciti di cella durante il lockdown non sono tornati in galera nonostante la propaganda del governo. Solidarietà alle donne e agli uomini della Polizia Penitenziaria: l’Italia non merita un governo così incapace e pericoloso. Chi sceglie la Lega sceglie la certezza della pena, chi sceglie il Pd preferisce le rivolte e i boss a casa”. Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini riferendosi agli uomini dei clan rimasti ai domiciliari per il rischio contagio, nonostante il decreto Bonafede che doveva riportarli in cella.

“Salvini si conferma solo capace di fare propaganda, strumentalizzare ogni vicenda. Sembra quasi che non veda l’ora che queste cose succedano per specularci sopra”, gli risponde il senatore Franco Mirabelli, vicepresidente del gruppo dem. E ancora: “La lotta alla mafia non ce la può certo spiegare chi vorrebbe sospendere il codice antimafia”.

A quattro mesi dalla fine del lockdown sono ancora 112 su 223 i boss e trafficanti di droga che non sono più ritornati in cella

nonostante il decreto del ministro della Giustizia che a inizio di maggio aveva tentato di mettere un argine alla valanga di scarcerazioni per il rischio di contagio in carcere.

Alfonso Bonafede ha deciso di rispondere con un post su Facebook: sulle scarcerazioni legate all’emergenza Covid, “decise dalla magistratura in piena autonomia e indipendenza nel bel mezzo della pandemia è stato già avviato uno stretto monitoraggio per verificare l’applicazione dei due decreti antimafia”, che hanno imposto ai giudici di rivalutare le loro decisioni.

“Di persona detenuta al 41 bis attualmente ancora ai domiciliari ce n’è una sola, pendente il ricorso davanti alla Corte Costituzionale”, ha sottolineato il Garante nazionale delle persone private della libertà personale Mauro Palma nel tentativo di ridimensionare la polemica riguardante gli oltre cento detenuti.

Sulla questione si è espresso anche Maurizio Gasparri: “Bonafede è un presunto ministro che sta coprendo il Paese di vergogna.

Ha finto di varare un decreto per ripristinare una situazione che aveva devastato. Ma invece gli effetti sono stati molto limitati. Bonafede è un irresponsabile. I grillini hanno aiutato i mafiosi”, ha dichiarato il senatore di Forza Italia. “Devono rispondere di questa colpa. Erano a parole i paladini della legalità, sono diventati i camerieri della criminalità. Bonafede, lo diciamo da tempo, deve essere cacciato e con lui tutto il governo. Conte, Bonafede, i grillini, ma con la complicità del Pd, di Renzi e di Leu, hanno favorito i boss delle cosche. Questo è un fatto gravissimo del quale dovranno rispondere davanti al Paese e alla giustizia. Vergogna”, conclude Gasparri.

“Metà dei boss scarcerati per il lockdown non sono mai rientrati in carcere nonostante un decreto stabilisse il contrario”, dichiara in una nota la presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini. “E’ uno scandalo inaudito che offende e umilia le vittime della mafia. Implacabile nel chiudere in casa i cittadini e incredibilmente permissivo nei confronti di capi e manovali delle cosche. Basterebbe solo questo per certificare il fallimento del governo”.

Anche Paolo Mieli, dai microfoni di Radio24, affronta l’argomento: “Leggiamo su Repubblica che 112 boss mafiosi sono ancora ai domiciliari nonostante sarebbero dovuti già rientrare in carcere. Brutta rogna per il governo, c’è stato un patteggiamento causa Covid19?”

I deputati del Movimento 5 Stelle in Commissione giustizia rispondono alla questione con una nota: “I dati ci dicono che i decreti anti-mafia voluti dal ministro Bonafede hanno prodotto risultati importanti: grazie al suo intervento, i boss più pericolosi, tra quelli scarcerati per ragioni di salute in relazione all’emergenza sanitaria, sono tornati all’interno di strutture penitenziarie. A valutare le istanze dei detenuti sono i giudici, che prendono decisioni in completa autonomia. Grazie all’impegno di Bonafede, oramai da diversi mesi, i magistrati hanno la possibilità di rivedere in tempi brevi le decisioni prese, in considerazione del miglioramento della situazione sanitaria nazionale, e soprattutto possono contare sui pareri espressi dalla direzione distrettuale antimafia e su un maggiore coinvolgimento del Dap. Si tratta di misure efficaci, messe in campo tempestivamente, e che continueranno a portare i risultati sperati”.

(La Repubblica)

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