21 Dicembre, 2024
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Marco Gervasoni, l’Università del Molise invita Elly Schlein

È arrivata la risposta dell’Università degli Studi del Molise alla polemica che ha visto Marco Gervasoni, docente ordinario di Storia contemporanea, scagliarsi su Twitter contro Elly Schlein, vicepresidente dell’Emilia Romagna ed ex europarlamentare.

Pubblicando una foto della copertina del nuovo numero de L’Espresso, sulla quale troneggia il volto di Schlein con la descrizione “Femminista. Ambientalista. Progressista. Di governo”, Gervasoni ha chiesto ai suoi 16mila follower: “Ma che è, n’omo?”. Salvo poi giustificare il proprio commento infamante, a cavallo tra sessismo e omofobia, dicendo di aver semplicemente messo in atto un “esperimento sociale e politico”.

“L’Università degli Studi del Molise non si identifica nelle posizioni politiche o nelle opinioni dei singoli docenti”, recita oggi il comunicato dell’università pubblica dove Gervasoni lavora. “Richiamando al rispetto dei valori costituzionali e alla tenuta di atteggiamenti rispettosi della dignità umana”, continua, il rettore Luca Brunese ha deciso quindi di promuovere una giornata di studi invitando personalmente a partecipare la stessa Elly Schlein.

La comunità universitaria del Molise sostiene di ripudiare “ogni discriminazione originata da differenze di orientamenti religiosi, politici, culturali o sessuali”. Lo Statuto dell’ateneo ne descrive l’ambiente come “una comunità solidale che promuove al suo interno, ad ogni livello ed in ogni suo ambito, un clima di rispetto e di riconoscimento del valore dell’altro nel rifiuto di ogni forma di discriminazione relativa al genere, all’età, all’origine etnica, al credo religioso, all’orientamento sessuale, alla disabilità, alle condizioni disalute fisica e psichica”.

Non è la prima volta che Gervasoni viene richiamato all’ordine dalle istituzioni presso le quali insegna:

nel settembre 2019 l’università privata Luiss aveva già deciso di non rinnovare il suo contratto per la cattedra di Storia comparata dei sistemi politici in seguito a una serie di tweet a dir poco problematici. E spesso indirizzati a personaggi pubblici femminili: prima di Elly Schlein erano già state nel suo mirino Ilaria Cucchi, la senatrice Liliana Segre e Carola Rackete. Proprio in seguito a un tweet particolarmente virulento contro l’attivista Rackete era arrivata la notizia del mancato rinnovo del contratto da parte della prestigiosa università privata romana legata a Confindustria, che ha affermato di garantire la libera opinione – a patto che fosse “scevra da ogni radice intollerante, razzista o sessista nutrita da odio verso gli altri”.

“Ha ragione Giorgia Meloni, la nave va affondata. Quindi Sea Watchbum bum, a meno che non si trovi un mezzo meno rumoroso”, aveva scritto.

Ma in precedenza aveva anche invocato forconi e impiccagioni contro vari personaggi politici, sostenuto che “per far cambiare ideologia nazionale ai tedeschi bisogna bombardarli” e condiviso la teoria del complotto secondo la quale i neonazisti tedeschi responsabili della strage di Hanau fossero in realtà vittime di una regia occulta dei servizi segreti. Mantenendo anche allora la cattedra nello stesso ateneo che oggi condanna “ogni forma di discriminazione e di utilizzo improprio dei mezzi di comunicazione”.

A distanziarsi pubblicamente dall’ex collaboratore è invece la Fondazione Giuseppe Di Vagno, che prende il nome dal primo deputato al parlamento nazionale vittima, nel 1921, della violenza fascista. La Fondazione “sente il dovere di far sapere che ormai da qualche anno ha interrotto ogni relazione culturale ed operativa con il prof. Marco Gervasoni, sicchè non si riconosce nei suoi scritti recenti e nelle sue esternazioni attraverso i social”. E su Schlein aggiunge che la vicepresidente “riscuote massima simpatia e stima da parte della Fondazione”.

(La Repubblica)

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