…chiedono ai ragazzi di portarle da casa
“Invitiamo le famiglie a munire gli studenti di numero 2 mascherine”. Così, con una comunicazione ai genitori, diverse scuole del Lazio da questa mattina corrono ai ripari per ovviare all’ultimo dei ritardi nella scuola Covid: le mascherine, obbligatorie negli spostamenti in classe e per la scuola e, nei casi in cui non ci fossero le condizioni per mantenere la distanza di sicurezza, anche sui banchi. Il Commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri ha più volte ribadito che “saranno distribuiti 11 milioni di mascherine al giorno nelle scuole”. E in serata ha ribadito: “Nessuna scuola è senza mascherine chirurgiche. Ad oggi ne sono sono stati distribuiti 41 milionied entro lunedì ne arriveranno altri 77”. Ma la fotografia, a quattro giorni dall’avvio delle lezioni, restituisce una realtà diversa. Dal centro alla periferia di Roma, tra istituti comprensivi e superiori delle province laziali, i preziosi dispositivi non ci sono.
“Da noi è arrivato solo un pacchetto di mascherine per il personale”, spiega Cristina Costarelli, preside del liceo scientifico Newton,
nel quartiere Esquilino. Cambia la zona, ma la musica non cambia: all’Ic Francesca Morvillo, non lontano da Tor Bella Monaca, di dpi non se ne vedono, così come all’Ic via Aretusa, sempre Roma est, a ridosso del raccordo anulare. All’Ic via dei Consoli al Quadraro i dispositivi sono stati consegnati solo su 2 plessi su 6, mentre all’Ic Casalotti, nell’omonimo quartiere a nord ovest della città, di mascherine ne sono arrivate 2000, ma sono solo di taglia grande, inutili per gli studenti, trattandosi di un istituto comprensivo con studenti dai 3 ai 13 anni.
Stesso problema che riscontrano l’Ic Gentileschi e l’Ic via Poseidone di Roma e il San Nilo di Grottaferrata. Ed è solo un elenco parziale, le segnalazioni aumentano di ora in ora. Perché anche tra coloro che hanno ricevuto qualche pacco, la fornitura si limita a poche migliaia di unità, sufficienti a coprire pochi giorni di lezione. L’istituto superiore Giorgi Woolf, grande polo educativo al Prenestino, è tra i più fortunati: al momento dispone di 10mila mascherine arrivate tra luglio, agosto e settembre, Ma con 1600 studenti, più il personale, basteranno per coprire solo 5 giorni. Poi, non resta che sperare: nessuno è in possesso di un calendario con le date di consegna non solo di dpi, ma anche degli arredi mancanti.
“Nella giornata di ieri ho incontrato i dirigenti scolastici del Lazio per analizzare le ultime criticità e quella sulle mascherine insufficienti o mai arrivate era una lamentela diffusissima”
ammette il direttore dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio, Rocco Pinneri. Il problema, a quanto si apprende, è da attribuirsi non alla disponibilità di dpi ma a difficoltà nelle consegne. “Sono stato contattato diverse volte da parte di Poste italiane che mi chiedevano di reperire gli indirizzi giusti degli istituti – continua Pinneri –. Noi Usr non possiamo farci niente, le consegne le gestisce direttamente Arcuri: è chiaro che la situazione sia ancora da rodare e non sia facile da gestire, con 40mila edifici scolastici in tutta Italia”.
Alle scuole non resta che fare da sé, comprando le mascherine con i propri fondi, oppure chiedendo ai genitori di portarle da casa. Ma c’è anche chi si affida al crowdfunding. Alla Chiodi, quartiere Balduina, XIV municipio, il presidente del Consiglio di istituto ha scritto una lettera a tutti i genitori per informarli che la scuola ha deciso di aderire a un progetto attraverso la piattaforma Idearium, patrocinata dal Ministero dell’Istruzione. “L’idea – si legge sul sito – è quella di contribuire a finanziare un rientro a scuola in sicurezza e integrare i fondi per l’acquisto di dispositivi di sicurezza personale, mascherine, disinfettanti e colonnine porta disinfettanti, da porre all’ingresso delle aule e quant’altro possa essere utile ai nostri figli e al personale scolastico durante l’anno che andiamo ad affrontare”. Nella pratica si chiede un sostegno economico per comprare mascherine, erogatori, gel, separatori parafiato in plexiglass e termoscanner destinati a studenti e insegnanti e per coinvolgere esperti della gestione della sicurezza, medici competente, psicologici e pedagogisti. L’obiettivo è raccogliere 3mila euro entro il 18 ottobre; di questi 630 euro sono già stati incassati. Non un caso unico: da Milano a Bologna a Napoli diversi istituti hanno fatto appello ai genitori-donatori per l’acquisto dei Dpi visto che la consegna è in ritardo.
“Ci auguriamo che le forniture più corpose arrivino nel giro di pochi giorni e le scuole possano iniziare ad avere degli stock degni di questo nome nei loro magazzini – dichiara Mario Rusconi, presidente dei presidi del Lazio – Confidiamo che la macchina organizzativa guidata dal commissario Arcuri funzioni da subito a pieno regime, per non lasciare le scuole in gravi difficoltà”.
(La Repubblica)