“Johnson ritiri il disegno legge entro fine mese”
LONDRA – Non era un bluff e adesso la Brexit rischia di finire in tribunale. Il colloquio d’emergenza di oggi a Londra tra il vicepresidente della Commissione Europea Maros Sefcovic e il ministro per la Brexit britannico Michael Gove ha chiarito che Londra fa sul serio: è decisa a fare approvare dal proprio parlamento una legge che rinnega gli accordi con la Ue firmati lo scorso anno, in particolare sulle norme che regolano i commerci in Irlanda del Nord dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa.
“Non possiamo e non vogliamo” ritirare il disegno di legge sul mercato interno che modificherebbe in parte l’accordo sottoscritto da Londra e Bruxelles a gennaio”, ha dichiarato Gove dopo l’incontro con Sefcovic. La Ue aveva chiesto il ritiro delle misure entro la fine del mese. “Se il governo di Boris Johnson” non ritirerà “entro un mese” le parti della legge che violano il trattato, la Ue avvierà un’azione legale per rottura delle intese, aveva avvertito Bruxelles.
Non solo sembra sempre più concreta l’ipotesi di un’uscita britannica dall’Unione con il “no deal”,
ovvero senza alcun accordo commerciale e d’altro genere a sostituire 45 anni di vita comunitaria; ma ora le due parti potrebbero ritrovarsi di fronte addirittura in un’aula di giustizia. Resta solo da vedere quale, perché anche su questo ci sarebbe sicuramente un contenzioso.
L’incontro fra Sefcovic e Gove, convocato dopo le mosse dei giorni scorsi da parte di Downing Street, non ha avuto nulla di “diplomatico”, riferiscono varie fonti: è stato di una franchezza che sfiora l’irritazione. Al termine della riunione, la Ue ha diramato un comunicato altrettanto freddo, ammonendo Londra che la proposta di legge sull’Irlanda del Nord pubblicata questa settimana contraddice l’accordo del Venerdì Santo che nel 1998 riportò la pace nella regione autonoma contesa, “danneggiando seriamente la fiducia” fra Gran Bretagna e Unione Europea.
Il vicepresidente della Ue avverte quindi il governo Johnson che il trattato sulla Brexit, comprendente il protocollo sull’Irlanda del Nord al centro della disputa, “contiene rimedi legali per possibili violazioni degli obblighi previsti dal testo” e che l’Unione Europea “non avrà timidezze nel farvi ricorso”.
Un dossier confidenziale sulla questione, ottenuto dal Financial Times, indica che Bruxelles avrebbe varie opzioni a disposizione, tra cui citare in giudizio la Gran Bretagna davanti alla Corte di Giustizia Europea o lanciare un processo di arbitrato, un metodo giudiziario di risoluzione di controversie. In entrambi i casi, se ritenuta colpevole delle violazioni, per Londra potrebbero esserci multe molto salate.
Parallelamente è proseguito anche stamane, sempre a Londra, l’ennesimo round di negoziati sui futuri rapporti commerciali fra Regno Unito e Ue.
Ma se una delle due parti viola i termini dell’accordo di “divorzio”, quale è di fatto il patto firmato l’autunno scorso, sembra ben difficile se non impossibile raggiungere un’intesa per una partnership post-Brexit. Invece che rimanere amici, inglesi e resto d’Europa sono sul punto di ricorrere agli avvocati, come due ex-coniugi litigiosi.
La linea dello scontro intrapresa da Boris Johnson ha tutti contro anche in Inghilterra: dal quotidiano della City alla Confindustria, dalla camera dei Lord all’opposizione laburista. Finora tuttavia il premier non appare propenso a fare marcia indietro. Fra meno di quattro mesi, finita la fase di transizione, la Brexit diventerà realtà, con la prospettiva del caos economico e di un processo attraverso il Canale.
(La Repubblica)