Lettera di Umberto De Giovannangeli
Chiamare in causa i due ex presidenti della Camera per nobilitare il taglio dei parlamentari è una operazione culturalmente scorretta e politicamente sciagurata.
Caro Goffredo,
permettimi di darti del tu non perché così si fa tra compagni, termine ormai desueto nel Partito democratico, ma perché ci conosciamo da 43 anni, da quando tu eri segretario della Fgci romana e io giovane militante del Pdup-Manifesto all’Università di Roma. Eri già allora un giovane dirigente colto, di sinistra, un “ingraiano”. Di tempo ne è passato d’allora, le nostre strade, umane e professionali, si sono separate ma resta l’impressione di quel momento. Ed è per questo che mi permetto di dirti: giù le mani da Pietro Ingrao e Nilde Iotti.
La loro storia la conosci bene, soprattutto quella di Pietro Ingrao, che raccogli anche in un bel libro, “A chiari lettere. Un carteggio con Pietro Ingrao e altri scritti”. E allora permettimi di dirti a “chiari lettere” che chiamare in causo Ingrao e la Iotti per giustificare, nobilitare, il “Sì” al referendum sul taglio dei parlamentari, è un’operazione culturalmente scorretta e politicamente sciagurata. Meglio sarebbe stata un’operazione verità. Bisogna votare “Sì” perché altrimenti questo governo va in crisi e, con una crisi pandemica tutt’altro che risolta, si rischia di lasciare in mano il Paese al duo fascio-razzista Meloni&Salvini. Per evitarlo, occorre ingoiare anche questo “rospo”, che è bello grosso e, lo sai bene, per molti, a sinistra, indigeribile. I giornaloni ti dipingono come il “padre nobile del Pd”, come il gran “consigliere” di Nicola Zingaretti, che ha fatto i suoi primi passi in politica, giovane figgicciotto, quanto tu troneggiavi nella mansarda di via dei Frentani, storica sede del Pci romano.
So, perché tu l’hai detto e scritto più volte, che il Pd deve lavorare per dare profondità strategica all’alleanza con i 5Stelle. Io sono di avviso diverso, avendo sempre considerato il movimento di Grillo, Casaleggio, Di Maio e via elencando, parte, e grossa, del problema democratico in Italia e non certo parte di una sua soluzione. Caro Goffredo, può abbellirla come ti pare, ma la narrazione, per quanto brillante e forbita, non può cancellare la realtà.
E la realtà è che questo referendum è permeato dalla “cultura”, parola grossa visti i soggetti, grillina, da una idea di pseudo democrazia diretta contrapposta a quella parlamentare. In questo almeno sono coerenti. Per loro la Costituzione è carta straccia, il Parlamento un fardello, l’idea che la democrazia si fondi su partiti organizzati li fa rabbrividire. E’ populismo? E’ anti politica? Le definizioni lasciano il tempo che trovano, la sostanza no. E la sostanza è che una vittoria del “Sì” sarà rivendicata, e io dico giustamente, da Di Maio e soci perché è frutto di quella “cultura” che parla alla pancia del paese, per cui “meno parlamentari ci sono, meno ladri possono arricchirsi”. Lascia stare poi, è un insulto all’intelligenza, imbracciare l’argomento dell’efficienza, come se essa fosse garantita da una riduzione quantitativa e non, invece, da una profonda modifica dei regolamenti parlamentari. Ma, sopra ogni altra cosa, lascia stare due giganti come Pietro Ingrao e Nilde Iotti.
A Maria Teresa Meli, che ti ha intervistato per il Corriere della Sera, hai detto che il Pd si sente “delegittimato e offeso” per aver scelto il “Sì” al referendum. Sul sentirsi offeso, non entro, ognuno ha la propria sensibilità. Ma il passaggio che mi ha fatto prendere le metaforiche carta e penna per scriverti, è quando tu affermi: “Ricordo che l’obiettivo della riduzione dei parlamentari è appartenuto sempre alla sinistra. Da Nilde Iotti a Pietro Ingrao. E non certo per umiliare il Parlamento, ma per farlo funzionare meglio”. Punto, e andiamo oltre. Manco per niente, perché “arruolare” Iotti e Ingrao nel fronte del “Sì” scusami se uso una parola forte, è cosa indegna. E’ estrapolare la questione numerica da una riflessione generale, di vita politica e parlamentare, di due grandi dirigenti del Pci che sono anche stati due grandi presidenti della Camera dei deputati. Tutta la loro storia, come quella del Partito in cui hai vissuto una parte importante della tua vita politica, è la storia di chi ha difeso la Costituzione nata dalla resistenza anti-fascista, e difesa nei momenti più bui della storia italiana. A differenza di tanti altri dirigenti del Pd, tu continui ad essere un “divoratore” di libri.
E un libro che hai certamente letto è “Massa e Potere” scritto da Pietro Ingrao. Te ne cito un passo: “Combattiamo una riduzione del parlamento e la politica della delega; perché, significa dilatare la separazione tra governanti e governati; significa accrescere il potere degli apparati amministrativi, e quindi la spinta alla ‘non partecipazione’ delle masse. E’ ciò rende le forze politiche popolari mille volte più deboli nello scontro con le grandi imprese monopolistiche e con gli apparati burocratici e tecnocratici, perché aggrava il distacco tra istituti e masse…”. E qui mi fermo.
Tirare in ballo persone scomparse non è un bel fare. E non lo farò certo io. Ma lo è ancor meno distorcere, semplificandolo, il loro pensiero. Vota “Sì”, Goffredo. Ma non in nome di Pietro Ingrao e Nilde Iotti.
(Globalist)