Le ragioni del NO al referendum, espresse in poche ma chiare parole da Giulio Marcon
È una riforma che prosciugherà ancora di più la democrazia a favore della tecnocrazia dell’esecutivo, delle segreterie dei partiti, dei poteri forti.
I cittadini avranno non più, ma meno voce.
Di Giulio Marcon, Portavoce della campagna Sbilanciamoci
Considero il taglio dei parlamentari, oggetto di referendum il prossimo 20 settembre, un provvedimento sbagliato e demagogico.
È sbagliato per cinque motivi.
Primo: riduce la rappresentanza dei territori e dei collegi elettorali. Con la riduzione del numero dei parlamentari, gli elettori che prima vedevano con il binocolo il proprio rappresentante, ora non lo vedranno per niente. Interi territori e addirittura delle province non saranno rappresentati. Sarà un paese meno democratico.
Secondo: il combinato disposto della riduzione dei parlamentari e la permanenza di questa legge elettorale darà un immenso potere alle segreterie dei partiti. Se prima erano in parte dei nominati, con la riforma i parlamentari diventeranno tutti dei servitorelli dei “capi bastone”.
Terzo: se poi si dovesse fare la riforma elettorale, così come prevista, milioni e milioni di italiani votanti non saranno rappresentati, ma soprattutto pochi parlamentari eletti significa esclusione delle minoranze.
Quarto: con la riduzione del numero dei parlamentari, le Camere e il Senato conteranno ancora di meno, il tutto a favore del governo: più tecnocrazia e meno democrazia.
Quinto: senza la riforma dei regolamenti parlamentari, le camere saranno paralizzate: i parlamentari dovranno dividersi tra le commissioni e diventare esperti e competenti di tutto. È impossibile.
È una riforma demagogica, lo scalpo portato in premio al populismo e alla barbarie anti-politica. Perché 400 deputati e non allora 300, o non 200 o non 10? Basteranno i capi-partito. Il problema non è la quantità, ma la qualità (oggi assai scarsa) e la funzionalità: in Germania e in Gran Bretagna ne hanno più di noi e i parlamenti funzionano meglio.
Ridurre la rappresentanza senza riformarla, senza far funzionare i luoghi della rappresentanza, senza migliorarla e allargarla con altre modalità (rafforzando le forme di democrazia partecipata e gli istituti costituzionali di democrazia diretta) è un atto autolesionista e sostanzialmente antidemocratico. È una riforma che prosciugherà ancora di più la democrazia a favore della tecnocrazia dell’esecutivo, delle segreterie dei partiti, dei poteri forti. I cittadini avranno non più, ma meno voce.
Ecco perché il 20 settembre voterò No.
(Huffpost)