dopo le elezioni, rischio nuovo stop
Dopo sei mesi di blocco, altri giorni di chiusura. La protesta indetta dai sindacati di base: classi sovraffollate, scuole fatiscenti, cattedre vuote
Scuola al via (in gran parte delle regioni italiane, anche se non in tutte) con il freno tirato. In Friuli Venezia Giulia si riprende oggi, in Sardegna martedì 22 settembre e in Puglia, Calabria, Basilicata, Abruzzo e Campania soltanto mercoledì 24 (il governatore campano Vincenzo De Luca, in realtà, ha detto di non essere sicuro nemmeno di questa data). Ma sulla ricerca di una nuova normalità incombono nuovi stop, che fermeranno questo avvio già complicato dai tanti problemi. Intanto, il «weekend di voto» (che, in alcuni casi, prevede un secondo weekend di ballottaggi, con altri due giorni di scuola ferma), che fermerà la scuola il 20 e 21 settembre. I locali scolastici designati devono essere disponibili dal pomeriggio di venerdì 18 settembre fino a tutto martedì 22. E subito dopo c’è in vista un blocco delle attività causa sciopero.
Lo sciopero
Lo sciopero è stato indetto dai sindacati di base per l’intera giornata del 24 e del 25 settembre e riguarda tutto il mondo della scuola e dell’università: personale dirigente, docente, Ata, Ricerca. Le sigle interessate – Unicobas Scuola e Università, Usb P.I., Cobas Scuola Sardegna e Cub Scuola Università e Ricerca – non raccoglieranno forse un’adesione massiccia, ma potrebbero provocare comunque disagi notevoli, dìfacendo incrociare le braccia a docenti, personata Ata, ausiliari, tecnici e amministrativi delle scuole e delle università. «Non potrà essere garantita la didattica», la formula che adotteranno i dirigenti di elementari, medie e superiori. «Non si può sapere per tempo la portata dell’adesione allo sciopero, il preside non può infatti sapere prima quali e quanti docenti aderiranno alla protesta; ci sono rischi di nuove interruzioni», ha confermato il presidente dell’Associazione nazionale dei presidi, Antonello Giannelli.
(Corriere della Sera)