Giornata storica per la Grand Boucle con lo sloveno che vince la cronometro e arriverà a Parigi da trionfatore, beffando il connazionale: «Ero venuto per partecipare, ho addirittura vinto»
Strepitoso Tadej Pogacar. Colpo di scena nella penultima tappa del Tour de France, la cronometro decisiva da Lure a La Planche des Belles Filles, in cui succede l’inaspettato ribaltone, con il più giovane degli sloveni che spodesta dal trono un Primoz Roglic che pensava di avere già la vittoria finale in tasca.
E, invece, Pogacar ha deciso di rovinare la festa al connazionale che da giovane era campione mondiale junior nel salto con gli sci e ha letteralmente volato nei 36,2 km contro il tempo, divorandosi anche gli ultimi 5,9 km di salita per farsi un regalo anticipato per il proprio compleanno: lunedì spegnerà 22 candeline. Oltre a stravincere la tappa (1’21” rifilati a Tom Dumoulin, secondo, e Richie Porte, terzo), il fenomeno della Uae Emirates strappava anche la maglia gialla a Roglic, che accusava 1’56” di ritardo.
Non male per un ragazzo che si presentava al suo primo Tour dopo l’ottimo terzo posto dello scorso anno alla Vuelta di Spagna e che ha dovuto superare diversi ostacoli nelle ultime tre settimane come il terreno perduto nella settima tappa (1’21” a causa dei ventagli) e i ritiri di due compagni di squadra preziosi in salita come Fabio Aru, fuori condizione, e Davide Formolo, fermato da una caduta. Per dare ulteriore volume alla sua impresa, nel caso ce ne fosse bisogno, basti pensare che soltanto Henry Cornet, agli albori del Tour (1904), era più giovane di lui quando lo conquistò (19 anni e 355 giorni).
«Sono nel bel mezzo di un sogno, non so cosa dire. Abbiamo sognato dall’inizio tutto questo e siamo riusciti a prendercelo. È incredibile. Il mio sogno era solo di partecipare al Tour e oggi l’ho addirittura vinto – il commento incredulo di Pogacar, prima di abbracciare e consolare il connazionale -. Abbiamo effettuato una ricognizione, sapevo che, in ogni curva, in ogni punto, dovevo accelerare. Ho sentito il mio team alla radio solo nella prima parte. Poi, non ho sentito niente, perché c’era il rumore della folla. Ma conosco bene la salita: sono andato fino in fondo».
E ha stravinto. E la crono finale ha permesso anche all’australiano Richie Porte di scalzare un opaco Miguel Angel Lopez dal terzo gradino del podio, mentre un ottimo Damiano Caruso (7º nella tappa odierna a 2’29” da Pogacar) ha scalato una posizione ed è entrato nella top ten: nella passerella odierna verso i Campi Elisi di Parigi si godrà il 10º posto finale.
(La Stampa)