25 Novembre, 2024
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Germania. Trenta anni di unificazione. Ma l’Est continua a sentirsi in serie B

Il virus rischia di rovinare la festa: ieri record di 2.600 casi La pandemia ha fatto riaffiorare le fragilità della locomotiva Ue E crescono rabbia e ostilità contro le misure del governo

La Germania unificata celebra i suoi primi trent’anni. Oggi non è più separata materialmente ed ideologicamente da un Muro, ma rischia di essere nuovamente, se non divisa, quanto meno pesantemente destabilizzata da un virus. La caduta del Muro, il 9 novembre del 1989, fu il momento storico che determinò la fine della Guerra Fredda e dei regimi comunisti. Fu l’inizio di una nuova era geopolitica in cui la Germania, con il passare degli anni, si è ritagliata un ruolo da protagonista nella storia della nuova Unione Europea, allargata ai Paesi dell’Est Europa usciti dal blocco sovietico.

Le celebrazioni del 3 ottobre, a trent’anni dal 1990, quando venne presentata la nuova Co- stituzione della Repubblica federale tedesca, estesa a tutti gli ex cittadini della Ddr, giungono nel pieno del semestre di presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione Europea. Angela Merkel ed il suo esecutivo avevano preparato nei dettagli il programma da seguire, contando anche sulla presidentessa della Commissione Europea, la tedesca Ursula von der Leyen. Ma la pandemia ha cambiato tutto. Il virus sta mettendo a dura prova la Germania e tutta l’Ue che potrebbero vivere «la peggiore crisi economica dalla fine della Seconda Guerra mondiale», hanno sottolineato negli ultimi mesi il ministro dell’Economia, il cristiano- democratico Peter Altmaier e il ministro delle Finanze, nonché vicecancelliere, il socialdemocratico Olaf Scholz. Merkel, da quando è iniziata la pandemia, ha ridotto le sue apparizioni e dichiarazioni pubbliche, ma i media tedeschi lasciano trapelare la sua grande preoccupazione.

«Rischiamo più di 19.000 contagi al giorno. Dobbiamo reagire ed intervenire, non possiamo permetterci un nuovo lockdown», ha sottolineato nel corso dell’ultima riunione dell’Unione democristiana Cdu/Csu. Ieri il Paese ha però registrato il record da aprile con 2.600 casi e 8 morti in 24 ore. L’esecutivo di Grande Coalizione, per la prima volta da quando Merkel è cancelliera, ha deciso di indebitarsi. Un piano da 130 miliardi e la riduzione del-l’Iva potrebbero non bastare per salvare milioni di posti di lavoro. Serve altro, «serve l’Europa per uscire da questa crisi », ha sottolineato Merkel nel suo ultimo discorso alla Nazione.

10%

i disoccupati nei länder orientali contro la media tedesca del 6,2 per cento

70 milioni

di tedeschi vivono nell’Ovest, contro i 13 rimasti all’Est, tre in meno che nella Ddr

Ma l’Europa avanza, nella crisi e nella lotta al Covid-19, in ordine sparso. In Germania, secondo i sondaggi, sempre meno persone credono nell’Ue e nelle istituzioni europee e tedesche. La Repubblica federale, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, è il Paese, probabilmente al mondo, che sta affrontando meglio la pandemia. Da inizio pandemia i contagi da coronavirus sono circa 290.000, oltre 9.600 i morti. Nonostante questo la società tedesca è sempre più inquieta. Ogni weekend in migliaia scendono in piazza per protestare contro le misure antivirus del governo. Crescono rabbia e malcontento tra la popolazione della capitale e soprattutto nelle città dei länder orientali. In questa situazione di emergenza i tedeschi dell’Est si sentono ancora una volta trattati come cittadini di serie B. Nelle loro Regioni si rischia una crisi profonda, peggiore del dopo Muro. In questi trent’anni il tasso di disoccupazione a est è stato sempre più alto quasi il doppio rispetto all’Ovest.

Grandi differenze anche nel reddito procapite. I länder dell’Ovest dal 1990 finanziano quelli del-l’Est, un sostegno economico sostanzioso che dal 2023 si interromperà. Cosa accadrà nei prossimi mesi e anni, quando la crisi provocherà un aumento della disoccupazione e della povertà anche ad ovest? Una delle conseguenze immediate al livello sociale, secondo analisti e media tedeschi, potrebbe essere un rafforzamento degli estremismi, in particolare quello di destra. Il partito ultranazionalista Alternative für Deutschland nei sondaggi sta calando al livello federale, ma ad est in molti länder è il primo o il secondo partito. «Dobbiamo fermare la deriva populista.

È questa la grande sfida politica nell’immediato futuro della Repubblica federale tedesca», ha sottolineato Wolfgang Schäuble. I media tedeschi lo hanno indicato come la figura politica simbolo di questi ultimi trent’anni. Dopo la caduta del Muro, fu incaricato dal cancelliere Helmut Kohl di guidare le trattative per l’unificazione con l’ex Germania Est. Con Merkel è stato per due legislature consecutive ministro delle Finanze, oggi è presidente del Bundestag. Schäuble, 78 anni, uno dei principali custodi della Costituzione e della democrazia tedesca, in una recente intervista in cui riscostruiva gli ultimi 30 anni di storia della Repubblica federale, non ha nascosto i suoi timori per il futuro della Germania, che è ormai unificata, ma non ancora economicamente e socialmente unita.

(Avvenire)

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