22 Dicembre, 2024
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Bonaccini: “Sul virus sì al rigore, no a caccia alle streghe”

Per il governatore dell’Emilia Romagna, “non c’è nulla di più inefficace che inasprire le misure laddove non si riesce a far rispettare quelle che già ci sono”

“Più rigore per far rispettare le regole ma non cediamo alla caccia alle streghe. Non c’è nulla di più inefficace che inasprire le misure laddove non si riesce a far rispettare quelle che già ci sono”. Lo dichiara in un’intervista alla Stampa il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. “L’obbligo delle mascherine all’aperto nelle situazioni in cui non è possibile mantenere il distanziamento c’è già. Tutti devono continuare a dimostrare senso di responsabilità, rispettando le regole.

Dopodichè – dice Bonaccini – nulla in contrario a nuove misure, mirate, per prevenire adesso l’allargamento del contagio, per evitare di dover poi tornare a varare misure ancor più drastiche. Pero’ attenzione: non c’è nulla di più inefficace che inasprire le misure laddove non si riesce a far rispettare quelle che già ci sono; usiamo rigore per far rispettare regole ragionevoli”.

Bonaccini aggiunge: “Continuo a pensare che un forte impianto unitario, insieme a una flessibile differenziazione regionale, sia il modo più efficace per dosare l’intervento su un paese lungo e stretto”. Pertanto per il governatore emiliano-romagnolo “il contrasto alla pandemia richiede la massima condivisione, così come la definizione del piano di ricostruzione nazionale per l’utilizzo dei fondi del Recovery Fund ha bisogno della massima partecipazione possibile, anche dei territori. Non credo che ricentralizzare le funzioni sia il modello più efficace. Credo invece si debbano rafforzare le sedi di condivisione, come la Conferenza delle Regioni e le Conferenze istituzionali (Stato-Regioni e Unificata)”.

Tanto che l’esperienza di questi mesi “ci dice che più che una contrapposizione astratta di prerogative paga la cooperazione tra i livelli istituzionali. L’esempio della sanità è emblematico: servono principi comuni, livelli essenziali delle prestazioni, o unità d’azione, soprattutto davanti a una pandemia”. Per poi aggiungere: “Se avessimo avuto una gestione statale della sanità qui in Emilia-Romagna sarebbe stato sicuramente peggio. I primi ad opporsi ad una centralizzazione sarebbero gli emiliano-romagnoli. Spero si possa uscire da una certa isteria del dibattito per entrare un po’ più nel merito”.

(Agi)

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