Ad agosto la produzione fa segnare un aumento del 7,7% rispetto a luglio. Terziario in sofferenza per mancanza di liquidità
Continua a crescere ad agosto la produzione industriale che segna la quarta variazione congiunturale positiva, dopo il crollo dovuto all’emergenza Covid-19. In particolare, segnala l’Istat, l’indice destagionalizzato aumenta del 7,7% rispetto a luglio. Corretto per gli effetti di calendario, l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali dello 0,3% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 21 come ad agosto 2019). Nella media del trimestre giugno-agosto il livello della produzione cresce del 34,6% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato mensile mostra aumenti congiunturali diffusi in tutti i comparti: crescono in misura marcata i beni di consumo (+6,6%), i beni strumentali (+4,3%), i beni intermedi (+4,0%) e l’energia (+3,5%). I settori di attività economica che registrano i maggiori incrementi tendenziali sono la fabbricazione di mezzi di trasporto (+10%), le altre industrie (+8,8%) e in misura minore la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (+2,8%).
Intanto da Confcommercio arriva l’allarme sul rischio usura per le pmi. Sono circa 40mila le imprese seriamente minacciate dall’usura, un fenomeno in crescita soprattutto nel Mezzogiorno e nel comparto turistico-ricettivo. Il dato emerge da un’analisi dell’Ufficio Studi sulla percezione dell’usura tra le imprese del commercio e dei servizi, che segue quella effettuata nel maggio scorso in piena emergenza Covid e il grido d’allarme lanciato nello stesso mese da Confcommercio Roma. “In generale – segnala Confcommercio – nel difficile momento che l’economia sta vivendo i maggiori problemi che le imprese del terziario lamentano sono la perdita di fatturato (per quasi il 38% degli imprenditori) e la mancanza di liquidità che, insieme alla difficoltà di accesso al credito, rappresenta un forte ostacolo all’attività per il 37% delle imprese. Tutto ciò contribuisce a rendere sempre più fragile un sistema imprenditoriale che, dal 2019 ad oggi, ha visto quasi raddoppiato il numero di imprese (sono quasi 300mila nel 2020) che non ha ottenuto il credito richiesto risultando, pertanto, sempre più esposto al rischio usura”. Non sorprende dunque che negli ultimi sei mesi è aumentato il numero di imprenditori che ha chiesto un prestito a soggetti fuori dai canali ufficiali (14% contro 10%).In questa situazione, il 30% degli imprenditori dichiara di sentirsi comunque solo di fronte al pericolo di infiltrazioni della criminalità.
(Avvenire)