Oggetto del contendere, il voto ai 18enni per l’elezione dei senatori. Il Pd, basta ambiguità
Slitta, alla Camera, il voto sulla riforma costituzionale per abbassare a 18 anni l’età per eleggere i senatori. Ed è subito lite Pd-Iv, mentre l’opposizione attacca: ‘Non hanno i numeri’. Soprattutto, si apre la strada, su richiesta Dem, di una verifica di maggioranza. Passo che starebbe per essere formalizzata dal capodelegazione, Dario Franceschini.
È stata Italia viva a chiedere, nella Conferenza dei capigruppo, il rinvio ma se anche il partito di Matteo Renzi avesse deciso per il sì c’è chi a Montecitorio sostiene che non ci sarebbero stati comunque i numeri (316) per approvare il testo.
Qualche assenza ci sarebbe stata anche in M5s, per ‘mal di pancia’ interni. E, quanto a Iv, c’è anche chi ipotizza che voglia alzare la posta al di là della singola questione di merito, per avviare un ‘tavolo’ complessivo.
Così il Pd chiede a Conte di promuovere un chiarimento, con il vicesegretario, Andrea Orlando, a far osservare che l’episodio di oggi “non puo’ essere in alcun modo minimizzato per il fatto in sè e per le fragilità e ambiguità che rivela, proprio nel momento in cui il Paese attende, invece, dalla maggioranza compattezza e determinazione. Questo costituisce un fatto politico di cui si deve far carico tutta la maggioranza a partire da chi la guida, che deve provocare l’occasione di un momento di chiarimento perchè ciò che è accaduto oggi non si ripeta o si riverberi su altri passaggi altrettanto delicati o ancor più delicati per vita sociale, economica e politica del paese”.
Da Iv replica Davide Faraone: “Ci associamo alle parole di Delrio e Orlando: serve un chiarimento politico con Conte. Noi ci siamo”, manda a dire il capogruppo al Senato mentre la sua omologa alla Camera, Maria Elena Boschi, dice che “dopo l’ottimo risultato di ieri con il voto a maggioranza assoluta sulla Nadef (Italia Viva decisiva sia alla Camera che al Senato) oggi abbiamo chiesto in Aula che sulla riforma costituzionale, dopo il successo del referendum, ci sia una visione d’insieme e non si vada avanti senza un progetto unitario”.
“Vogliamo dare ai diciottenni il voto per il Senato? Bene. Ma prima decidiamo che cosa fa il Senato, quale legge elettorale, quale correttivo dopo la riduzione del numero dei parlamentari. Siamo pronti a dare una mano ma prima chiariamoci sul cosa fare, come e quando. Serve una visione politica – avverte Boschi – non si deve inseguire il populismo. E noi ci siamo”.
Per parte sua, l’opposizione attacca dicendo che “il motivo per cui oggi la proposta di legge sul voto ai 18enni per il Senato si rinvia è chiaro: oggi la maggioranza non avrebbe avuto i numeri per approvarlo”, sintetizza Simone Baldelli, vicepresidente dei deputati FI. “La maggioranza oggi in Aula a Montecitorio non avrebbe avuto i numeri per approvare la riforma costituzionale sull’elettorato attivo del Senato”, incalza Mariastella Gelmini.
Tra le conseguenze immediate del braccio di ferro sulle riforme c’è da registrare anche lo stop dei lavori sulla riforma costituzionale a prima firma Fornaro, la legge elettorale e la nuova legge sul conflitto d’interessi. “Serve un chiarimento politico su atteggiamenti molto ambigui, tra giochetti e veti”, ricorda Giuseppe Brescia (M5s), presidente della Affari Costituzionali della Camera.
(Agi)