23 Novembre, 2024
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Roma, nella scuola sotto Covid anche i compiti finiscono in quarantena.

E ginnastica sì, ma senza sudare

 

Anche i compiti vengono messi in quarantena. In questo primo mese di lezioni, le scuole di tutta Italia hanno messo in pratica una serie di misure – obbligatorie e necessarie – per scongiurare la diffusione del contagio. Ma in alcuni casi il giusto scrupolo ha involontariamente prodotto, a tratti, risultati grotteschi e comportamenti improbabili. Abbiamo raccolto i racconti paradossali che arrivano dalla zona di Roma.

Quaderni in “isolamento”

In una elementare di Cerveteri, la Giovanni Cena, le maestre mettono – letteralmente – i quaderni in isolamento.Per evitare pericoli – raccontano alcuni genitori – le insegnanti conservano per quattro giorni i compiti consegnati dai bambini in un armadietto, senza toccarli. Poi, dopo averli corretti, li tengono nuovamente “in quarantena” per altri quattro giorni. Solo a quel punto gli alunni possono riprenderli.

Per evitare di lasciarli per oltre una settimana senza quaderno, hanno chiesto ai genitori di comprare blocchi con gli anelli, così da togliere solo alcuni fogli.

Vietato sudare

In un liceo scientifico, il Nomentano, un’alunna racconta che “a scuola non vogliono far sudare gli studenti, perché è ritenuto pericoloso. Così il professore di Scienze Motorie deve insegnare ginnastica, ma senza farci muovere troppo”. Nel VII circolo didattico Montessori, sempre a Roma, i bimbi devono indossare sempre un grembiule pulito: uno diverso ogni giorno. Mentre in una primaria della Tuscolana, le felpe e le giacche devono essere conservate in buste sigillate.

In una media al Prenestino, i genitori pagano il noleggio di armadietti che però i loro figli non possono usare. “Perché – spiega Marta, una mamma – sono collocati in spazi comuni dove i ragazzi non possono accedere. Inoltre le assenze vanno comunicate 48 ore prima, via e-mail”. A volte, poi, anche i gesti più semplici diventano complicati: se cade una penna sul pavimento di una media di Monteverde, lo studente deve prima mettere la mascherina e igienizzarsi le mani: poi, dopo aver raccolto la penna, deve disinfettarsi di nuovo e togliere la mascherina. “Il risultato – racconta un padre, tra l’ironia e la polemica – è che resta tutto a terra. In classe ci sono tappeti di gomme e matite”.

In una classe del liceo Socrate, in zona Garbatella, i compiti vengono corretti solo il terzo giorno, dopo 48 ore di “isolamento”. E ognuno deve avere il suo pennarello per scrivere alla lavagna. “Per fare i compiti in classe – racconta un’alunna – bisogna prenotare in segreteria l’aula con i banchi più grandi perché su quelli con la ribaltina il vocabolario non c’entra. La settimana scorsa il compito di greco è saltato: l’aula era occupata e la prof non lo sapeva”.

Mangiare in fretta

Nell’istituto Sant’Orsola, in zona piazza Bologna, la dirigente ha deciso che, per evitare contatti a mensa, i bambini devono mangiare in 20 minuti al massimo. “Così – racconta Mara, una mamma – ai nostri ragazzi viene servito un piatto unico, che a molti non piace: il risultato è che mia figlia mangia un giorno sì e quattro no”.

E anche le note sul registro rischiano di colorarsi di sfumature comiche, come questa che arriva da una scuola del centro: “L’alunno si alza senza permesso per consegnare una mascherina chirurgica a un compagno seduto all’ultimo banco”.

(La Repubblica)

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