Seconda giornata in Emilia Romagna: l’omaggio a Pantani su un circuito molto difficile con oltre 150 km. Mamma Tonina: “Difficile essere qui”
Cesenatico, 15 ottobre 2020 – In una giornata fredda e con tanta pioggia a rendere ancor più dura la prova, è stato il coraggio dell’equadoriano Jhonatan Manuel Narváez (foto) (Ineos) che non si è lasciato intimidire dalla tappa di Cesenatico del Giro d’Italia che ricalcava il duro tracciato della Nove Colli. Ha centrato la fuga, ha saputo poi dove scattare, correndo con la forza delle gambe ma anche con quella del cuore di chi vuole ardentemente una vittoria. Un trionfo che quest’anno arriva dopo quello della Settimana Internazionale Coppi e Bartali. Alle sue spalle, però, i big oggi non si sono mossi e non hanno saputo sfruttare questa tappa che forse, tra qualche giorno, potrebbero rimpiangere. Ci ha provato Domenico Pozzovivo a cercare di chiudere il gap facendo tirare la sua squadra ma, tatticamente, è servito solo a far stancare i compagni e a portare tranquillamente avanti Joao Almeida (Quick Step), sempre più maglia rosa.
La giornata
All’ombra delle due biglie posizionate in Piazza Andrea Costa, il Giro d’Italia oggi ha reso omaggio a due miti italiani del ciclismo: Errore. Riferimento a collegamento ipertestuale non valido. e la granfondo Nove Colli. Ad attendere i ciclisti c’era una Cesenatico festante, vogliosa di rivivere il ciclismo da protagonista ma senza dimenticare il loro pirata. Ecco che erano tantissimi a raggiungere le due biglie con all’interno le foto di Pantani a Giro e Tour, ricordando le sue imprese ma anche quanto poi gli successe. Nelle vetrine, non sono mancati gli addobbi in rosa, le foto in bianco e nero delle gesta di campioni del passato e c’è anche stato chi ha ritrovato e messo in mostra gli antichi tappi con all’interno i volti dei ciclisti, rammentando un gioco ormai ai più dimenticato. Ad applaudire i ciclisti, anche il gruppo folk, per mostrare a tutti una delle anime tradizionali della romagna. E se la presenza del commissario tecnico Davide Cassani era prevedibile visto si è a poca distanza da casa sua, non era così scontata quella dei genitori di Marco Pantani con mamma Tonina che ha ammesso di averci pensato un po’ prima di accettare l’invito. Un via sotto un sole non previsto ma molto ben gradito che ha visto il pubblico avvicinare qualche bus cercando di vedere i propri beniamini o applaudirli da vicino nella sfilata al podio firma e poi lungo la strada.
Chi, cercando la vittoria di tappa e chi invece la maglia rosa. Dopo mezz’ora la fuga va in porto, con 13 uomini e molte squadre rappresentate:
François Bidard (AG2R La Mondiale), Simon Pellaud (Androni Giocattoli-Sidermec), Manuele Boaro (Astana), Mark Padun (Bahrain McLaren), Cesare Benedetti (Bora-Hansgrohe), Joey Rosskopf (CCC Team), Jesper Hansen (Cofidis), Simon Clarke (EF Pro Cycling), Albert Torres (Movistar), Victor Campenaerts (NTT Pro Cycling), Jhonathan Narváez (Ineos Grenadiers), Max Richeze (UAE Team Emirates) ed Etienne Van Empel (Vini Zabù-Brado-KTM). Il gruppo lascia fare e anche Carrettero (Movistar) riesce a raggiungere il drappello in testa prendendo un gap di 13′. E tanto è il pubblico lungo il percorso, festante e caldo come il cuore dei Romagnoli quando si parla di ciclismo mentre sul ogni salita il fans club ha scritto in rosa il nome Pantani perché, dicono, “deve passare sempre per primo su ogni ascesa”. Sul traguardo, invece, è Jessica Rossi ad essere presente come madrina di giornata, una giovane donna medaglia d’oro ai Giochi olimpici di Londra 2012 nel trap femminile, occasione in cui ha conquistato anche il record del mondo con 99 piattelli colpiti su 100.
Le salite vengono snocciolate come i grani di un rosario ma anche il gruppo in fuga, km dopo km, si assottiglia, tra chi cede e chi tenta l’azione solitaria. A rendere più difficile la prova, è stata la pioggia che dai 40 km al traguardo è iniziata a scendere copiosa. A mostrare più forza sono Narvaez e Padun. Ad appiedare Padun però è una foratura a circa 20 km dal traguardo, Narvaez non lo aspetta ma anzi prosegue la sua corsa solitaria verso la vittoria. Per Padun è una rincorsa infinita resa ancor più complicata dalla scelta della ineos di non seguire il proprio corridore con l’ammiraglia, per non dare in punto di riferimento visivo all’inseguitore.
Bocca aperta e sguardo fisso in avanti, Narvaez è determinato a siglare col suo nome la tappa di Cesenatico.
Ad aspettarlo sul lungomare ci sono i tanti tifosi che non si sono fatti spaventare dalla pioggia copiosa, accompagnandolo con gli applausi. Spinge sui pedali fino all’ultimo metro trionfando in questa difficile giornata.
Dietro, la tristezza sul volto di Padun, che non ha potuto giocarsi la vittoria di tappa, beffato da una foratura e che, raggiungendo il traguardo, approfitta degli ultimi metri per salutare il pubblico. Devono passare sei minuti per veder arrivare il gruppetto della maglia rosa dove i big non hanno dato spettacolo e, a seguire, tutti gli altri.
Mamma Tonina: “Difficile essere qui”
Schietta come sempre è mamma Tonina Pantani (video) a rinnovare l’appello di aiuto ma anche a fare importanti dichiarazioni.
“Per me è molto difficile essere qui – ha detto – Da quando Marco non c’è più non ho più visto neanche una tappa del GIro. Per essere qui sono stata male 15 giorni perché proprio non volevo venire. Poi ho incontrato una persona di Rcs tempo fa e mi sono un po’ avvicinata al Giro. Mi ero anche risentita perchè quando si parlava della tappa di Cesenatico si parlava solo di Nove Colli. Ma oggi ho visto che si è parlato tanto anche di Marco. Questo è il suo paese e lui ovunque fosse andato, lo diceva chiaramente che veniva da qui” . E a proposito di quanto successo a Pantani, continua. “Leggendo tutti i faldoni del tribunale ho capito che ci sono tante cose non vere – dice Tonina – sono stata anche nell’hotel a Madonna di Campiglio perché volevo capire. Lui scriveva ‘vado a correre con la paura di vincere’ e la stessa cosa me l’ha detta l’albergatore. Disse che dopo la vittoria Marco gli riferì: ‘Non doveva vincere oggi, ma dietro non veniva nessuno, cosa dovevo fare se non andare avanti’. Il giorno dopo lo mandarono a casa. Lo sport non era pulito se lui nn doveva vincere. Combatterò perchè il ciclismo sia più pulito. E in questi anni ho anche capito che i ragazzi che si sacrificano sono le prede. Anche se è brutto dirlo, devono pedalare e stare zitti perché se parli ti fanno fuori come Marco. Per lui voglio la verità su Madonna di Campiglio, anche se in parte è venuta fuori, e voglio la verità anche su Rimini. Nella mia testa da tanti anni ho chi ha fatto male a Marco ma servono le prove e chiedo che qualcuno mi aiuti a trovarle
Il Gruppo frustatori Cassani
(VIDEO)
(Il Resto del carlino)