Il presidente del Consiglio, dopo il Senato, riferisce alla Camera sui provvedimenti varati domenica.
E chiede alle Regioni collaborazione per “preservare i caratteri di omogeneità e di coerenza degli interventi di emergenza”.
Il premier confida su un nuovo sforzo dei cittadini per battere il virus
Giuseppe Conte si presenta, dopo l’intervento di ieri al Senato, alla Camera per riferire sullo stato della pandemia e sui provvedimenti adottati dal governo. I presenti sono soltanto un centinaio e di fronte a loro il premier difende con forza l’operato del governo nei mesi passati. Rivendica come l’Italia sia uno dei pochi paesi in grado di fornir emilioni di mascherine agli studenti. Spiega che l’ultimo Dpcm non è passato al vaglio preliminare del Parlamento per motivi di urgenza. E aggiunge che “ancora una volta siamo costretti a compiere una sofferta operazione di bilanciamento tra diritti e libertà fondamentali, con l’obiettivo di individuare il punto di equilibrio che, nell’assicurare alla salute la tutela più intensa, comporti il minor sacrificio possibile degli altri diritti fondamentali pure coinvolti”.
“Siamo ancora dentro la pandemia e il costante aumento dei contagi ci impone di tenere l’attenzione altissima: stavolta, però forti dell’esperienza della scorsa primavera, dobbiamo adoperarci, rimanendo vigili e prudenti. Pronti a intervenire nuovamente se necessario”, dice il presidente del Consiglio
Il premier ricorda che “al di là delle misure restrittive adottate, tanto più rigoroso sarà il rispetto delle prescrizioni da parte di ciascuno di noi, tanto più efficace sarà il contenimento del rischio di contagio e più possibile superare questa seconda ondata con il minor sacrificio per il Paese”. “Sono fiducioso – dice Conte – che l’intera comunità nazionale saprà esprimere, anche questa volta, come già accaduto in occasione della prima ondata, la serietà, la forza d’animo e la determinazione necessarie a superare la difficile sfida che stiamo vivendo e che sono state sottolineate e apprezzate a livello internazionale”. Conte spiega che “i contraccolpi della crisi sono ancora forti e non è possibile, in questa fase, dismettere la rete di protezione disposta sin dall’inizio della crisi in favore dei lavoratori e delle imprese. È per questa ragione che rifinanziamo con 5 miliardi un nuovo e ulteriore ciclo della cassa integrazione, prevedendo la gratuità della cassa integrazione per le imprese che hanno registrato perdite oltre una soglia predeterminata”.
Il presidente del Consiglio dice ai deputati che i numeri della seconda ondata preoccupano, ma che “l’Italia è oggi in una situazione ben diversa rispetto a quella del mese di marzo, anche se questa si sta rivelando molto critica”.
Conte rende poi omaggio agli operatori sanitari: “L’immane lavoro” svolto nei mesi scorsi – dice – “ci spinge, oggi, ad affrontare con una strategia diversa la pandemia, concentrando l’attenzione, a livello nazionale, esclusivamente su quelle misure volte a limitare le condotte e i comportamenti più direttamente riconducibili alla sfera delle relazioni sociali e ricreative, attualmente veicolo – ce lo segnalano le evidenze epidemiologiche – di maggiore diffusione del virus. Ci manteniamo vigili e flessibili per valutare l’andamento della curva di questi giorni, che registra comunque delle criticità”.
Il premier quindi aggiorna il suo intervento alla luce della nuova impennata di contagi registrata ieri. In Senato Conte aveva cercato di difendere la linea morbida che ha cercato di seguire fino ad oggi. Ma i nuovi numeri danno fiato a chi nel governo torna a fare sentire il pressing per aggiornare il Dpcm varato domenica in senso restrittivo.
Anche perché, nonostante il tentativo di uniformare le misure, le Regioni continuano ad andare in ordine sparso.
E su questo punto il presidente del Consiglio spiega: “Molte Regioni si sono già attivate per promuovere la procedura per pervenire a misure più restrittive rispetto a quelle contenute nel Dpcm. Ritengo fondamentale, direi decisivo – sostiene Conte – il massimo coordinamento tra i diversi livelli di governo, secondo un metodo ispirato alla collegialità e alla necessaria condivisione delle scelte, le quali – seppur differenziate per adattarsi al mutevole ed erratico andamento del contagio – devono comunque preservare i caratteri di omogeneità e di coerenza, affinché non si smarrisca la ratio unitaria dell’intervento all’emergenza”.
Di fronte alle notizie di nuove misure già nel fine settimana, da Palazzo Chigi e dai ministeri assicurano che nulla per ora è in preparazione, ma aggiungono anche che non si può escludere di dover intervenire “nelle prossime settimane”: tutto dipende dalla curva epidemiologica. Una decisione nel weekend dovrà essere presa sulla chiusura delle palestre, cui si oppone Vincenzo Spadafora ma che ad altri ministri pare inevitabile. È sulla “sfera delle relazioni sociali e ricreative” che, ha spiegato ieri Conte, si è puntato per le restrizioni di livello nazionale, con lo stop alle feste e i limiti ai ristoranti. Su questo piano, secondo più di un ministro, si potrebbe fare di più, per evitare poi di dover chiudere scuole e uffici. Ma l’appello a limitare gli “spostamenti non necessari” potrebbe, secondo alcune fonti di maggioranza, smentite con nettezza dal governo, diventare nelle prossime settimane un vero e proprio divieto di spostamento tra le regioni.
(La Repubblica)