23 Novembre, 2024
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Ciclismo: il Giro è di Geoghegan Hart, a Ganna anche l’ultima cronometro 

Il 25enne inglese supera in extremis il leader australiano Hindley, che lo precedeva di soli 86 centesimi. Quarto successo di tappa per il cronoman piemontese

 

Tao Geoghegan Hart, 25enne inglese di Londra che corre per il team britannico Ineos, ha vinto il 103° Giro d’Italia. Nella 21a e ultima tappa, una cronometro di 15,7 km da Cernusco sul Naviglio a Milano, è riuscito a superare in classifica il 24enne leader australiano Jai Hindley, che stamane lo precedeva in classifica di soli 86 centesimi. E’ la prima volta che il vincitore del Giro veste la maglia di leader solo nell’ultima tappa. Ed è il secondo corridore inglese a conquistare la Corsa Rosa, dopo Chris Froome nel 2018.

La tappa finale è andata al grande favorito della vigilia Filippo Ganna, che già aveva centrato le due precedenti prove contro il tempo di questo Giro. Per Ganna, che si era imposto anche nella quinta frazione a Camigliatello Silano, si tratta di un poker che eguaglia i 4 successi del francese Arnaud Demare, imbattibile nelle volate di gruppo.

Ordine d’arrivo della 21a e ultima tappa, una cronometro di 15,7 km:

1. Filippo Ganna; 2. Campenaerts 32″; 3. Dennis st; 4. Almeida 41″; 5. Scotson st; 6. Cerny 44″; 7. Haga st; 8. McNulty 46″; 9.  Gradek 47″; 10. Tratnik st; 11. Kelderman 55″; 13. Geoghegan Hart 58″; 19. Pozzovivo 1’10″; 24. Bilbao 1’16″; 30. Nibali 1’27″; 38. Hindley 1’37″. Classifica finale: 1. Geoghegan Hart; 2. Hindley 39″; 3. Kelderman 1’29″; 4. Almeida 2’57″; 5. Bilbao 3’09″; 6. Fuglsang 7’02″; 7. Nibali 8’15″; 8. Konrad 8’42″; 9. Masnada 9’57″; 10. Pernsteiner 11’05″; 11. Pozzovivo 11’52″.

 

LE PAGELLE

 

10 Geoghegan Hart


Il 25enne inglese di Londra era partito per aiutare Thomas, per i quale aveva perso secondi preziosi nella prime tre tappe. Poi ha capito che poteva anche fare classifica e sono stati dolori, per gli altri. Cominciò con il calcio, poi scoprì la bici, il suo idolo era Bradley Wiggins. Qui ha vinto a Piancavallo e Sestriere, non proprio due tappette. Riporta ai vertici la corazzata Ineos, ex Sky.

9,5 Hindley

Australiano di Perth, 24 anni, primo nella tappa dello Stelvio, non è riuscito a diventare il primo canguro re del Giro, nel quale però ha vestito per un giorno la maglia rosa. Il futuro è suo, deve ringraziare anche l’Italia dove ha corso per un anno, vicino a Pescara, ospite di una famiglia abruzzese. E’ una sorpresa ma non una meteora: ne sentiremo ancora parlare spesso.

9 Ganna

Top Ganna, il campione del mondo a cronometro e 4 volte iridato nell’inseguimento su pista, ormai è imbattibile nella prove contro il tempo. Qui le ha vinte tutte e tre, in più ha fatto un numero in solitaria, e in salita, a Camigliatello Silano. A 24 anni, è la risposta del ciclismo italiano alla nuova generazione straniera che sta detronizzando la vecchia guardia.

8 Ulissi

Due vittorie di tappa, ad Agrigento e Monselice, tanto per dire che il ciclismo italiano al Giro non è soltanto Ganna. Era da un po’ che aveva la gamba giusta, peccato che al Mondiale di Imola non fosse stato bene di salute, perché forse almeno il podio poteva essere alla sua portata. E’ forse uno dei migliori Ulissi di sempre, ora deve solo rendersene conto e ripartire così nel 2021.

8 Demare

Ha dominato le volate, facendo un poker che l’ha portato in testa alla classifica per la maglia ciclamino, diventata così il suo obiettivo (centrato) per il quale è anche andato in fuga nella penultima tappa, quella del Sestriere, tanto per non rischiare di finire fuori tempo massimo. Dopo aver vinto la Sanremo 2016 aveva cercato di darsi alle classiche, ma il suo pane sono le volate. E si è visto.

7,5 Almeida

Il 22enne portoghese, che sogna di conoscere il suo ben più famoso connazionale Cristiano Ronaldo, è stato la rivelazione del Giro con 15 giorni in maglia rosa prima di abdicare, seppur con onore, nella tappa sullo Stelvio, ma finire comunque quarto. Il grande ciclismo ha scoperto un nuovo talento dopo i vari Evenepoel, Bernal, Van der Poel e compagnia. E la sua ottima attitudine per le prove a cronometro lo porterà in alto nei grandi giri.

7 Sagan

Era stato subito eletto a testimonial di questo suo primo Giro in carriera, nel quale però ha inizialmente stentato di fronte alla grande verve del francese Demare. Allora si è inventato uno straordinario assolo nella tappa di Tortoreto che da solo valeva il prezzo del biglietto. Il 30enne slovacco tre volte campione del mondo resta uno dei più vulcanici ed estrosi corridori in gruppo.

6 Nibali

Un voto di stima, per l’impegno, la costanza e l’onestà, anche se obiettivamente i risultati non sono stati pari alle attese.  E’ stata una stagione anomala, una “stagionaccia” l’ha definita lo Squalo, ora deve riflettere e capire se potrà ancora puntare nel 2021 sui grandi giri o tentare la carta delle corse di un giorno, a cominciare dai Giochi, se si faranno, poi naturalmente Liegi e Lombardia. E magari (perché no?) una Roubaix.

5 Viviani

Dopo un Tour sfortunato, ha provato a riscattarsi al Giro, senza però mai entrare davvero nel vivo della lotta fra i velocisti. Il cambio di squadra, dalla Deceuninck alla Cofidis, non gli ha giovato e forse, se potesse, il campione olimpico su pista tornerebbe indietro. Inutile però recriminare: deve guardare avanti e trovare anche nel treno del team francese gli equilibri e gli automatismi necessari anche per un velocista eccelso come lui.

3 Corridori ribelli

L’ammutinamento di Morbegno, con l’imposizione di un dimezzamento del percorso nella terzultima tappa da parte di alcuni corridori nei confronti degli organizzatori, è stato una macchia indelebile nella storia di questo travagliato Giro d’Italia. Una nota davvero stonata in una Corsa Rosa che pure ha lottato, e con successo, contro mille problemi legati alla pandemia di coronavirus.

10 Vegni

Mauro Vegni, il direttore del Giro d’Italia, merita il massimo dei voti per come ha saputo gestire, senza mai perdere la calma, la minaccia Covid, la richiesta della squadra EF di chiudere la Corsa Rosa con una settimana d’anticipo, il ritiro inopinato del team Jumbo Visma, lo sciopero dei corridori a Morbegno, l’insidia meteo sulla grandi montagne mai affrontate in autunno… Complimenti!

(La Stampa)

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