Lettera aperta degli autori a Conte, Franceschini e Gualtieri.
Il ministro della Cultura: “Mi impegno affinché la chiusura sia la più breve possibile, ma non viene percepita la gravità del contagio”
“Neanche le bombe fermarono cinema e teatri. Una sciagura chiuderli ora”. Lo ha detto il regista Marco Bellocchio, che con decine di altri importanti colleghi ha firmato una lettera aperta fatta con le associazioni (autori, distributori, esercenti festival, critici) indirizzata al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini e al premier Giuseppe Conte sulla chiusura di un mese di sale cinematografiche, da concerto e teatrali.
Dice Bellocchio a Repubblica: Il dpcm “è stata una stangata inaspettata. La salvaguardia della salute è la cosa più importante e di fronte a cio’ tutti dobbiamo fare un passo indietro, ma cinema e teatri in questi mesi non hanno avuto contagi. Detto questo, ho grande fiducia nella scienza, sono loro che devono indicarci la strada”.
Aggiunge il regista: “I dati ci raccontano che in questi mesi le sale e i teatri sono stati e sono spazi sicuri, lo dimostra la realtà: non ci sono stati focolai, non c’è stato un problema. La Mostra di Venezia, con centinaia di proiezioni, e la Festa di Roma che pure è stata accompagnata dalla crescita dell’emergenza di questi giorni, si sono svolte in sicurezza e senza alcun problema. Viene rilevata la temperatura, c’è distanziamento tra gli spettatori, la mascherina non viene mai tolta, la possibilità di tracciare gli spettatori. Mi pare che la sala sia un luogo virtuoso per intrattenere e offra un’alternativa più sicura, come si sottolinea nella lettera, rispetto a tanti altri luoghi di movida. Ci si aspettava che questo dato sarebbe stato preso in considerazione”.
E conclude: “Durante la Seconda guerra mondiale il cinema non si è fermato, anche sotto le bombe le persone hanno continuato ad andare in sala. Il cinema è un bene primario e un grande simbolo, una possibilità di sogno e di speranza”.
Vanzina: “Invochiamo un confronto con il Governo”
“Chiedo al governo di ripensarci, spero si renda conto che, in maniera del tutto pacifista e democratica, intellettuali, sindacati e lavoratori del cinema invocano un confronto”.
Al telefono con AGI Enrico Vanzina, neoregista con ‘Lockdown all’italiana’ fermato dal nuovo dpcm a soli dieci giorni di uscita nelle sale, premette che non è stato certo l’interesse personale per il suo film (uscito solo dieci giorni fa) che l’ha spinto a firmare (con i colleghi Gianni Amelio, Pupi Avati, Marco Bellocchio, Francesco Bruni, Massimiliano Bruno Nanni Moretti Giuliano Montaldo, Paolo Taviani e Paolo Virzì e con parecchie sigle, a partire dai 100 autori, delle associazioni che rappresentano il cinema) la lettera aperta inviata ieri al ministro della Cultura Franceschini e al premier Conte che esprimendo sconcerto e dissenso per la chiusura di teatri e cinema sancita dal nuovo decreto, chiede di salvaguardare la vita culturale.
Artisti e associazioni “Subito risorse alla cultura”
Appello al governo perché sia disposto subito il ristoro per il mondo delle arti, la musica, la cultura e lo spettacolo dal vivo alla luce delle nuove misure per il contenimento del contagio da Covid-19 che determinano la sospensione degli spettacoli in teatri, cinema e sale da concerto, nonché la fortissima limitazione dei circoli culturali.
L’appello al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al ministro per i Beni e le attività culturali e per il Turismo Dario Franceschini, al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri porta la firma di centinaia di artisti e viene lamentato che la decisione presa “colpisce il comparto italiano che più di ogni altro ha adottato correttamente e rispettosamente le misure prescritte dai protocolli sanitari. Ultimi studi – viene sottolineato – dimostrano che i teatri, i concerti, i cinema, sono tra i luoghi più sicuri del Paese, ed in virtù di questo, ci sfugge – viene detto nell’appello – la ratio con la quale si sospendono tali attività al contrario di altre che per propria natura non possono garantire i livelli di sicurezza raggiunti nei nostri luoghi”.
L’associazione dei teatri italiani:”Da noi nessun rischio”
“Il nuovo dpcm emanato il 24 ottobre desta sconcerto e delusione nel settore dei lavoratori e delle imprese dello spettacolo dal vivo privato”. Lo scrive l’Atip (Associazione teatri italiani privati italiani presieduta da Massimo Romeo Piparo) in una lettera indirizzata al premier Conte, al ministro della Cultura Franceschini, al ministro della Salute Roberto Speranza, al Commissario per l’emergenza Borrelli e al coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico Agostino Miozzo. “Nonostante i ripetuti accorati appelli rivolti alle Istituzioni attraverso ogni forma di comunicazione pacata e responsabile, il settore dello spettacolo dal vivo privato sta subendo un’ennesima battuta d’arresto che potrebbe rivelarsi fatale per la sopravvivenza stessa dell’intero comparto” recita la missiva, ricordando che “nell’assoluta consapevolezza che l’emergenza sanitaria sia concreta, preoccupante e vada quindi affrontata con forza e determinazione, le imprese che producono e organizzano spettacoli dal vivo si sono adoperate con ogni mezzo, anche affrontando serie difficoltà di liquidità, affinché i propri spazi e le proprie attivita’ fossero altamente rispondenti ai criteri indicati dal Governo attraverso il Comitato tecnico scientifico”.
La risposta di Franceschini: “Mi impegno che la chiusura sia il più breve possibile”
“Ho ricevuto molti appelli dal mondo della cultura. C’è una grande preoccupazione, tutto comprensibile. Io ho l’impressione però che non si sia percepita la gravità della crisi, i rischi del contagio. Forse non si è capito a che punto siamo”. Così il ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, in un video su Facebook.
“Avevamo il dovere di intervenire subito, per questo lo abbiamo fatto”, osserva il capo delegazione del Pd al governo, le misure del nuovo Dpcm non sono derivate “da una scelta gerarchica ma dall’esigenza di ridurre la mobilita’ delle persone. Prima si interviene e prima si cambia l’andamento della curva”, puntualizza il ministro, osservando che sulle chiusura delle attivita’ c’è stato “un dibattito piuttosto stucchevole”.
“Mi impegno affinche’ la chiusura sia la più breve possibile, dipenderà dall’andamento della curva” ma – spiega Franceschini – “chi governo deve assumersi la responsabilità”.
“Aggiungo il mio impegno a tutelare i lavoratori dello spettacolo – ha continuato il ministro – soprattutto i meno conosciuti, i meno visibili, i lavoratori del cinema. Ad aiutare le imprese, come abbiamo fatto in questi mesi: abbiamo stanziato un miliardo e 200 milioni per lo spettacolo dal vivo e per il cinema direttamente da risorse del ministero, più tutto quell’insieme di interventi per le aziende generali, interventi per la cassa integrazione in settori che non l’avevano completamente”.
“Non basta, non basta – ha detto Franceschini – dovremo fare di più. Prima di tutto risarcire immediatamente chi ha subito le conseguenze della chiusura immediata di questo Dpcm”.
(Agi)