“Mi sono presentato al Sant’Andrea perché stavo male e mi hanno fatto la tac ai polmoni”
Marco F., uno psicologo di 62 anni, è parcheggiato nei corridoi del pronto soccorso Covid dell’ospedale Sant’Andrea da martedì.
Come è iniziata questa sua disavventura?
“Mercoledì 21 ottobre mi sono sottoposto al tampone: mio figlio, 26 anni, medico, era risultato quel giorno stesso positivo al tampone antigenico. Ci avevano quindi mandato al drive in di Torre Spaccata dove inviano i positivi (e i loro familiari) dal drive in di via Togliatti. Ero rimasto ben impressionato dal servizio sperimentale di prenotazione tamponi che aveva evitato prima a mio figlio e poi a me e mia moglie le lunghe file di cui hanno raccontato in tanti”.
E la risposta del tampone quando arriva?
“Ci rassicurano che la risposta sarebbe arrivata entro sabato o, forse, al massimo, lunedì. Venerdì e poi sabato inizio ad avere la febbre; mi viene anche la tosse, fatico a respirare, a parlare. Il medico che mi segue, che non è quello di base, che è saturo e non ce la fa più perché dice di ricevere informazioni confuse, mi fa comunque iniziare la terapia: teme una complicazione polmonare. Però di lui non mi viene fornito nessun recapito. Invio una pec alla Regione, poi un’altra alla Asl”.
Vuole dire che senza l’esito del tampone che stabilisce la positività non vengono eseguite tac?
“Esattamente. Se prendevo appuntamento e mi presentavo senza esito, avrei dovuto ricominciare da capo e mettermi in fila per farne uno nuovo. La risposta non arriva e i sintomi peggiorano: ma i servizi sono intasati. Ma io mi domando: come è possibile che chi ha il compito di organizzare sia rimasto così sopraffatto?”. “Lunedì la febbre sale, martedì decido: andrò al pronto soccorso anche se so che non dovrei, è reato penale. Ma nello stesso tempo non è reato che il mio tampone sia risultato positivo giovedì 22 e non mi sia stato comunicato?”.
Come sa che il risultato era disponibile già il 22?
“È scritto nero su bianco sul referto. Sarei potuto intervenire prima. Ho la polmonite ma sono persona di montagna e forse me la caverò. Mai abbassare la guardia con questo virus. Ho fatto la tac e ci sono voluti 3 minuti. Se avessi avuto modo sarei intervenuto prima: mi avrebbero potuto seguire a casa liberando un posto al pronto soccorso. Il virus mette a nudo le nostre inefficienze, smaschera gli incompetenti e mostra come servano persone che sappiano organizzare e fare funzionare: forse i militari? Troppa gente sta male, sono eroici i medici e gli infermieri che sopportano il peso di chi non sa organizzare. Le persone incapaci andrebbero rimosse. Non capisco perché non vengano organizzati servizi per tac ed esami senza ricorrere subito al ricovero. Questo sì che alleggerirebbe i pronto soccorso”.
(La repubblica)