Il tunisino Brahim Aouissaoui era in Italia dal 9 ottobre, in tasca aveva un foglio rilasciato dalla Croce Rossa. Il Copasir sentirà il ministro Lamorgese e il capo della polizia Gabrielli
Brahim Aouissaoui, il 21enne tunisino che ha sgozzato tre persone, una di loro è stata decapitata, nella cattedrale di Notre-Dame a Nizza, non sarebbe “mai stato segnalato dalle autorità” di Tunisi “al contrario di altri, e non era neanche segnalato sotto il profilo della sicurezza nei canali di intelligence“. Lo si apprende da fonti del Viminale che hanno confermato che l’uomo “era clandestinamente sbarcato a Lampedusa il 20 settembre scorso e successivamente destinatario il 9 ottobre di un decreto di respingimento con ordine del questore di abbandonare il territorio nazionale entro 7 giorni”.
Intanto il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ha deciso di richiedere le audizioni del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e del capo della Polizia Franco Gabrielli “sulle specifiche tematiche riguardanti gli eventi di piazza che si stanno verificando e sulla vicenda del cittadino tunisino che transitato dall’Italia ha poi compiuto il sanguinoso attentato in Francia”, precisa il presidente del Comitato Raffaele Volpi.
La fuga dopo il respingimento
Sono ore di intenso lavoro quelle di polizia e servizi di intelligence che stanno tentando di ricostruire l’itinerario che ha portato Aoussaoui, da Lampedusa, a Bari, alla Francia e di calibrarne il profilo criminale.
Tra i suoi effetti personali è stata trovata una tessera della Croce Rossa italiana contenente le sue generalità. ha dichiarato Jean-Francois Ricard, capo della Procura Nazionale Antiterrorismo francese.
Sicuramente l’uomo è arrivato a Lampedusa il 20 settembre, in giorni in cui l’hotspot dell’isola era super affollato e – dopo il tampone – è stato imbarcato, già il 21, con molti altri migranti sulla nave quarantena Rhapsody.
Finito il periodo di sorveglianza sanitaria, tra l’8 e il 9 ottobre è sbarcato a Bari dove è stato sottoposto a tutte le procedure di identificazione e fotosegnalamento.
Alcuni dei passeggeri della Rhapsody sono stati trattenuti in Cpr, altri – la maggior parte, e tra di essi Aoussaoui – hanno ricevuto il decreto di espulsione del prefetto con l’ingiunzione a lasciare l’Italia entro sette giorni. Ordine che il tunisino ha in effetti rispettato, per poi ‘riapparire’ oggi nella chiesa di Nizza.
Ora si tratta di capire se era noto, e perché, alle autorità tunisine, se aveva contatti nel nostro Paese e Oltralpe. E se, soprattutto, dietro al suo viaggio ci fosse proprio il progetto, o almeno l’idea, di un attacco del tipo di quello portato a termine stamattina.
La caccia ai complici
Secondo la polizia francese Aoussaoui non avrebbe agito da solo e il suo complice sarebbe in fuga. L’attentatore, ferito dalla polizia e arrestato, è gravissimo.
La vicenda di Brahim Aoussaoui, che dall’Italia è andato in Francia, richiama alla memoria quella di Anis Amri, il 24enne di origine tunisina autore della strage di Berlino nel Natale 2016 (a bordo di un camion si lanciò sulla folla di un mercatino, causando la morte di 12 persone tra cui l’italiana Fabrizia Di Lorenzo), ma a differenza di quella, la permanenza di Aoussaoui sul territorio italiano sembra essere stata molto più breve, il tempo di una quarantena. Amri, invece, completò in Italia il proprio processo di radicalizzazione. E proprio in Italia, morì in una sparatoria con la polizia davanti alla stazione di Sesto San Giovanni la notte tra il 22 e 23 dicembre 2016.
Massima attenzione sugli obiettivi francesi in Italia e allerta per il personale delle forze di polizia impegnate sul territorio: sono le indicazioni di una circolare del capo della Polizia, Franco Gabrielli, inviata a prefetti e questori dopo l’attentato a Nizza. Quanto avvenuto in Francia e’ stato analizzato durante una riunione del Comitato di analisi strategica antiterrorismo (Casa) nel corso della quale l’intelligence ha segnalato la necessita’ di rafforzare le misure di sicurezza in prossimita’ delle sedi istituzionali francesi.
Al momento, viene sottolineato in ambienti del Viminale, su questi obiettivi c’è già il massimo livello di protezione – con una vigilanza fissa dell’Esercito e una vigilanza dinamica delle forze di polizia – e, dunque, va mantenuta alta l’attenzione. Il dispositivo di protezione potrebbe comunque essere rimodulato nelle prossime ore.
(Agi)