19 Luglio, 2024
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Rubate in ospedale le fedi di Mario e Vanda, prime vittime del Covid in Ciociaria

Mario Ippoliti, 85 anni e la moglie Vanda Marini, 79, sono morti da soli, lontani dai loro affetti.

E i loro anelli, consegnati al personale dell’ospedale Spaziani, sono introvabili.

Al loro posto c’è soltanto un sacchetto vuoto

In ospedale a Frosinone sono state rubate le fedi delle prime vittime del Covid-19 in Ciociaria. Era l’inizio di marzo quando l’Asl comunicò il primo decesso nel frusinate a causa del virus. All’ospedale di Cassino a perdere la vita fu Mario Ippoliti, 85 anni, di Ceprano, ex dipendente dell’Anas, e nel giro di una settimana morì anche la moglie, Vanda Marini, di 6 anni più giovane. Si scopre però adesso che mentre la 79enne lottava in un letto del reparto di rianimazione dell’ospedale “Spaziani” di Frosinone, ignoti hanno rubato le fedi e un anello che la donna aveva affidato al personale sanitario e che, sistemati in due sacchetti, erano stati conservati in un armadio. Una scoperta amara per i figli della coppia, che hanno anche fatto intervenire un legale affinché venisse fatta chiarezza sull’accaduto, ma non per un problema risarcitorio, avendo quegli oggetti per loro solo un valore affettivo, ma per una questione morale.

Quando i due anziani vennero ricoverati per i loro familiari fu impossibile far loro visita. In quel periodo i parenti dei malati di Covid non potevano entrare nelle strutture sanitarie e non era possibile neppure organizzare funerali. Mario Ippoliti e la moglie sono morti da soli, lontani dai loro affetti, e come se non bastasse si era contagiata anche la figlia. Quando, trascorsi alcuni giorni dal doppio dramma, Loreto Ippoliti, figlio delle vittime, ha chiesto all’ospedale “Spaziani” di poter avere le fedi e l’anello della mamma, la caposala del reparto di rianimazione ha verificato che nell’armadio era rimasto un solo sacchetto ed era anche vuoto. Non c’era traccia di quegli oggetti d’oro. Ignoti li avevano rubati. La caposala ha così presentato una denuncia ai carabinieri.

Per avere una risposta certa sull’accaduto, il figlio delle vittime, tramite l’avvocato Pierluca D’Orazio, ha quindi chiesto formalmente spiegazioni all’Asl, che ha ribadito quanto affermato dalla caposala. Dentro la struttura sanitaria, mentre il coronavirus terrorizzava il Paese e mieteva vittime, si sono aggirati anche sciacalli. “Devo dire che la caposala ha riferito subito con grande onestà quanto accaduto. Sarebbe stato semplice dire che non vi era traccia di quegli anelli. Va anche aggiunto che in quel periodo in ospedale non c’era un grande controllo della situazione, nei reparti c’era anche personale assunto al momento e purtroppo resta adesso l’amarezza per un gesto del genere”, specifica l’avvocato D’Orazio.

(La Repubblica)

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