25 Novembre, 2024
spot_imgspot_img

Il Covid è niente, se non impariamo a prevenirle vedremo crisi peggiori. Il monito degli scienziati

 

È quanto emerge da uno studio condotto da 22 esperti leader di tutto il mondo. Esistono altri 1,7 milioni di virus nei mammiferi e negli uccelli, 850 mila dei quali potenzialmente in grado di effettuare il passaggio di specie

La pandemia di COVID-19 sarà seguita da altre crisi che emergeranno più spesso, si diffonderanno più rapidamente, arrecheranno più danni all’economia mondiale e uccideranno più persone, a meno che non avvenga una trasformazione nell’approccio globale alla gestione delle malattie infettive. Questo è quanto emerge da uno studio, discusso sulla Piattaforma intergovernativa di politica scientifica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici (IPBES) durante un seminario virtuale, condotto da 22 esperti leader di tutto il mondo.

“Sfuggire all’era delle pandemie è possibile – afferma Peter Daszak, presidente di EcoHealth Alliance e presidente del seminario IPBES – ma è necessario un cambiamento nelle reazioni alle situazioni emergenziali. COVID-19 è almeno la sesta pandemia sanitaria globale dalla crisi di influenza del 1918 e, sebbene le sue origini siano zoonotiche, come tutte le pandemie, la sua comparsa è stata interamente guidata dalle attività umane”.

L’esperto aggiunge che secondo le stime attuali, esisterebbero altri 1,7 milioni di virus nei mammiferi e negli uccelli, 850mila dei quali potenzialmente in grado di effettuare il passaggio di specie. “Non c’è un grande mistero sulla causa della pandemia COVID-19 – commenta Daszak – le stesse attività umane che guidano il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità determinano anche il rischio di epidemie. L’uso sconsiderato delle risorse, l’espansione e l’intensificazione dell’agricoltura e il commercio, la produzione e il consumo insostenibili sconvolgono la natura e l’aumento dei contatti con la fauna selvatica; sono questi i motori delle pandemie”.

Stando ai risultati dello studio, il rischio di pandemia può essere notevolmente ridotto riducendo le attività umane che guidano la perdita di biodiversità, da una maggiore conservazione delle aree protette e attraverso misure che riducano lo sfruttamento insostenibile delle regioni ad alta biodiversità. “La nostra capacità di prevenire crisi sanitarie globali di questo tipo è in costante crescita – sostiene il ricercatore – ma dobbiamo riconoscere queste capacità e agire con consapevolezza, non possiamo affidarci ai tentativi di contenere e controllare il contagio dopo la manifestazione con vaccini e terapie. Per sfuggire all’era delle pandemie dobbiamo essere in grado di prestare attenzione alla prevenzione”.

Il team ha anche calcolato il costo di COVID-19 a livello globale, che secondo le stime ammonterebbe a circa 8-16 trilioni fino a luglio 2020, e a circa 16 trilioni di dollari per i soli Stati Uniti entro la fine del 2021. “La prevenzione comporterebbe una riduzione dei costi fino a 100 volte – sostengono gli scienziati – ma saranno necessari incentivi economici per il cambiamento trasformativo”.

Il rapporto offre anche una serie di opzioni politiche che aiuterebbero a ridurre e affrontare il rischio di pandemia, tra questi un consiglio intergovernativo sulla prevenzione delle crisi sanitarie globali per fornire ai responsabili delle decisioni la base scientifica adeguata ad adottare contromisure efficaci, prevedere le aree ad alto rischio, valutare l’impatto economico di potenziali emergenze ed evidenziare le lacune della ricerca. “Si potrebbe prevedere un accordo internazionale – scrivono gli esperti – con vantaggi per individui, fauna selvatica, ambiente. Sarebbe utile anche valorizzare l’impegno e la conoscenza delle popolazioni indigene e delle comunità locali nei programmi di prevenzione e prendere in considerazione il costo economico delle pandemie nei consumi, nella produzione e nelle politiche e nei budget del governo”.

“La pandemia COVID-19 ha evidenziato l’importanza della scienza e dell’esperienza per informare le politiche e il processo decisionale – conclude Anne Larigauderie, segretario esecutivo dell’IPBES – questo lavoro presenta le prospettive di alcuni dei principali scienziati del mondo, che dispongono di dati aggiornati. Lo studio guidato dal dottor Daszak informerà una serie di valutazioni IPBES già in corso e offrirà ai responsabili delle decisioni nuove informazioni sulla riduzione del rischio di pandemia e sulle opzioni di prevenzione per il futuro”.

(Agi)

Ultimi articoli