17 Luglio, 2024
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Coronavirus, mancano i posti letto, allo Sheraton ossigeno e medicine per i malati Covid

Fino ad oggi i “covid hotel” ospitavano solo convalescenti in attesa di tampone negativo. La Regione li sta attrezzando a veri e propri reparti. Al collasso il resto del sistema, stracolmi il San Camillo e l’Umberto  I

Gli alberghi che finora hanno accolto pazienti guariti dal coronavirus, ma in convalescenza isolata. adesso diventano veri e propri ospedali. Ospiteranno malati ancora in cura. Accadrà dai prossimi giorni allo Sheraton Parco de’ Medici dove una ventina di giorni fa erano stati trasferiti dai due centri di cura Covid, Umberto l e Columbus, un centinaio di degenti in “dimissioni protette”, prima di quelle definitive.

In queste ore si stanno attrezzando le camere dell’hotel con le bombole di ossigeno e arrivano farmaci e dispositivi per il trattamento dei malati nelle varie fasi della virosi. Anche l’Urban hotel, con 500 stanze, dovrebbe “ospedalizzarsi” neio prossimi giorni.
Erano questi i mille posti letto annunciati dall’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, il 21 ottobre scorso? Tant’è, nel Lazio la pandemia cresce e non si sa ancora chi organizza cosa.

La confusione sotto il cielo è Al Grassi di Ostia, per far largo ai pazienti Covid si stanno “liberando” Rianimazioni e Terapie intensive. I malati vengono dirottati nelle Medicine. Al San Camillo e al Sandro Pertini, tra gli ospedali con maggiori criticità, i pazienti contagiosi “coabitano” con quelli non ancora (non si sa per quanto) colpiti dal virus.

Nel Pronto soccorso dell’ospedale di Monteverde, alle 15 di oggi, tra i settanta pazienti in attesa di visita o di ricovero, quaranta erano positivi al coronavirus. Alcuni di questi ultimi aspettano in barella anche da cinque giorni che si liberi un letto in reparto. La direzione dell’ospedale sta tentando di separare infetti da non infetti, ma l’impresa sembra impossibile, complice la carenza di personale e la decimazione, a cura del virus, di quello in campo fino a qualche giorno fa. In Neurologia è risultato positivo il quinto infermiere, il nono colpito se si considerano anche i quattro pazienti positivi al virus in un reparto che, di per sé, dovrebbe essere Covid free.

In Pronto soccorso, la sala dei codici rossi (pazienti in condizioni gravissime), dove potrebbe stazionare (in barella) una quindicina di pazienti, fino a qualche ora fa ne ospitava il doppio in convivenza forzata tra infetti e no. Un giovane con una lesione a un rene causata da una brutta caduta dal monopattino è stato assistito dagli stessi infermieri in tuta che accudiscono i pazienti contagiosi. “È un martirio quotidiano”, si sfogano gli operatori della prima linea, costretti ad acquistare di tasca propria anche dispositivi di protezione come le visiere in plexiglas o gli occhiali. “Sembriamo angeli a capofitto. ogni giorno qualcuno di noi viene contagiato”.

Al Pertini non va meglio. Una perniciosità potenziale si aggira tra le corsie dell’ospedale del Tiburtino. Sono oltre 110 i pazienti colpiti dal virus. Di questi, sono solo 38 i ricoverati in area Covid. Gli altri stazionano tra il Pronto soccorso e i reparti. Da una ventina di giorni, in un crescendo da panico, l’ospedale è al collasso. Sfiorano quota venti i medici contagiati e, tra infermieri e ausiliari, se ne contano una quarantina. Il personale colpito è, per lo più, quello del Pronto soccorso e dei reparti di assistenza ai pazienti Covid. Ora, con medici e infermieri al tappeto, si ricorre al buon cuore dei volontari degli altri reparti per garantire cura e assistenza ai malati. “Stiamo tentando di attivare altri sedici posti letto”, informano gli operatori sanitari, “ma non sappiamo come fare perché mancano i respiratori”.  Intanto arriva ossigeno agli alberghi Covid.

(La Repubblica)

 

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