Il nome del vincitore si scoprirà solo nelle prossime ore, o più probabilmente nei prossimi giorni. Ma per capire come si è arrivati a questo “non-esito”, facciamo un passo indietro, e ripercorriamo gli eventi in ordine
La notte elettorale più attesa del 2020 si è conclusa senza un vincitore. Non ha vinto (ancora) né Donald Trump, né Joe Biden. In passato, più di una volta le elezioni presidenziali statunitensi hanno riservato sorprese, anche clamorose – si veda il 2016. Ma raramente era accaduto che la notte dello spoglio non restituisse un esito chiaro. Stavolta, dopo una maratona infinita, l’incredibile verdetto della notte è stato un nulla di fatto. Il nome del vincitore si scoprirà solo nelle prossime ore, o più probabilmente nei prossimi giorni.
Ma per capire come si è arrivati a questo “non-esito”, facciamo un passo indietro, e ripercorriamo gli eventi in ordine. I primi risultati ad arrivare, nelle primissime ore dopo la mezzanotte italiana, sono stati quelli della costa orientale. Qui le sorprese sono state ben poche: Donald Trump e Joe Biden hanno confermato sostanzialmente la situazione del 2016, con i principali network che hanno “chiamato” quasi subito la vittoria del Presidente uscente in Indiana, Kentucky, West Virginia e South Dakota; dall’altro lato, Biden si è visto assegnare la vittoria in Vermont e in Virginia.
Poco dopo, sono arrivate altre assegnazioni, anche queste in linea sia con il 2016 sia con i pronostici della vigilia. E così, Biden si è visto assegnare gli stati – grandi e piccoli – della East Coast (Delaware, Massachusetts, Rhode Island, Connecticut, Illinois, Maryland, New Jersey, Maine; oltre ovviamente a New York e a Washington DC) mentre Trump ha incassato la vittoria negli stati del sudest (Alabama, Mississippi, Tennessee, Missouri, Oklahoma).
Le prime sorprese sono arrivate poco dopo: i dati in Florida, Georgia, Ohio, Pennsylvania e persino Texas, che durante la campagna elettorale erano stati messi “nel mirino” dal Joe Biden – il quale sperava di ottenere già in questi stati delle vittorie in modo da potersi dichiarare vincitore dopo poche ore dalla chiusura dei primi seggi – hanno invece mostrato dei trend molto più favorevoli a Trump del previsto, e solo dopo diverse ore sono state infine definitivamente assegnate al Presidente uscente.
Nel frattempo, altri stati considerati decisivi per il risultato finale (Michigan, Wisconsin, North Carolina) si sono aggiunti alla lista degli stati “incerti”.
Anche in questo caso si è trattato di stati per i quali i pronostici della vigilia – anche quelli più “prudenti” come quelli del sito FiveThirtyEight – assegnavano a Biden probabilità di successo maggiori rispetto a Trump.
Si è così arrivati alle prime ore dell’alba (in Italia), quando i network USA hanno assegnato a Trump il Texas e la Florida. Ma si è dovuto aspettare ancora per vedere il primo stato cambiare colore rispetto al 2016: si è trattato dell’Arizona, stato tradizionalmente repubblicano, vinto da Biden. Le ore successive sono però avare di soddisfazioni per il candidato democratico: Trump infatti si è riconfermato – e non di poco – anche in Ohio e in Iowa.
Quando hanno chiuso i seggi persino sulla Costa Ovest (California, Washington), Biden ancora non aveva strappato nessuno stato a Trump, con l’unica eccezione dell’Arizona. Nel frattempo, con il tool di previsione del New York Times (il “needle”) che in Georgia aveva iniziato a pendere pesantemente verso Trump, Biden si ritrovava non solo a corto di opzioni verso quella che si pensava fosse una vittoria tutto sommato facile, ma persino in svantaggio rispetto a Trump nel conteggio dei Grandi Elettori fino a quel momento assegnati.
Poi, un colpo di scena: la Georgia è tornata in bilico. Lo scrutinio si è infatti interrotto prima che venissero conteggiati tutti i voti di Atlanta, zona urbana densamente popolata e sulla carta favorevole ai Democratici. La previsione del NYT è tornata così a “pendere” dalla parte di Biden, sia pure di pochissimo. Nel frattempo, è arrivata un’altra piccola “conquista” di Biden: si tratta del distretto n° 2 del Nebraska (che vale un solo EV), vinto da Trump nel 2016. Troppo poco per sperare di vincere, a meno di un miracolo.
Perché allora Joe Biden è comparso in pubblico, con una situazione così incerta, per dichiarare al mondo il suo ottimismo? È certamente possibile che le sue chance siano in effetti migliori rispetto a quelle di Trump.
Al momento il conteggio dei Grandi Elettori, secondo Fox News, assegna a Biden 237 EV contro i 213 di Biden (ne servono 270 per vincere la Casa Bianca); il New York Times è più prudente, e assegna a Biden solo 220 EV. Tra quelli che mancano all’appello, ci sono pochi dubbi sul Nevada (6 EV), che conterà i voti per posta che arriveranno entro il 10 novembre. Dei veri 4 stati veramente in bilico (Georgia, Michigan, Wisconsin e Pennsylvania) e che termineranno lo spoglio delle schede – si spera – entro la settimana, a Biden basta vincerne due.
Ad essere ancor più precisi, l’elezione del prossimo Presidente passerà quasi certamente dalla Pennsylvania, che deve ancora iniziare a scrutinare l’enorme mole di voti postali che quest’anno si è rivelata molto maggiore che in passato, verosimilmente a causa dei timori per il Covid-19. Anche in Georgia, nonostante lo scrutinio si sia fermato al 91%, con Trump avanti di 2,5 punti su Biden, la geografia dei voti mancanti all’appello lasciano ancora una speranza ai Democratici, dal momento che le schede che devono ancora essere scrutinate provengono in massima parte da contee dove 4 anni fa aveva vinto Hillary Clinton. Tutto ciò, senza considerare un altro possibile esito clamoroso (ma che a questo punto non si può certo escludere) è quello del pareggio: 269 Grandi Elettori a testa, sia per Trump che per Biden.
Il verdetto più importante, quello sul Presidente, è quindi rimandato a data da destinarsi, dal momento che (come le parole dello stesso Trump suggeriscono) la questione potrebbe non fermarsi agli scrutini ma essere portata davanti alle corti giudiziarie.
Ma una cosa possiamo dirla invece, quasi per certo: chiunque sarà il prossimo inquilino alla Casa Bianca, sarà molto probabilmente una “anatra zoppa”. Nello stesso giorno in cui gli elettori americani hanno scelto tra Trump e Biden, hanno votato anche per rinnovare il Congresso, cioè il Parlamento degli Stati Uniti. Secondo le proiezioni, i Democratici hanno conservato (e forse persino rinforzato) la maggioranza di cui già godevano – da due anni – alla Camera dei Rappresentanti. Al Senato, invece, i Repubblicani dovrebbero riuscire a difendersi e a conservare la maggioranza (sia pure magari con un margine di un solo seggio).
Non sappiamo ancora come andrà a finire, ma è molto probabile che gli Stati Uniti d’America stiano per vivere una fase nuova, incerta e forse anche turbolenta della loro storia.
(Agi)