Sepolto dal fango un intero villaggio. «È un disastro umanitario» La regione è una delle più esposte agli effetti del cambiamento climatico, che causa sempre più migranti ambientali
La Quejá, in Alta Verapaz, non c’è più. Una distesa di fango scuro copre l’intero villaggio. Centinaia di case sono state sepolte dalla valanga di detriti. È forse l’immagine più emblematica del tragico passaggio dell’uragano Eta sul Guatemala nella tarda serata di giovedì, dopo aver devastato Nicaragua, Honduras e Panama.
Sulle coste nicaraguensi ha toccato terra martedì, per poi spostarsi velocemente verso Nord: ovunque le forti piogge e i venti hanno provocato frane e esondazioni. Impossibile, al momento, un bilancio esatto delle vittime: solo in Guatemala sarebbero oltre 150. Oltretutto, Eta ha distrutto i raccolti, aggravando ancor più le condizioni di una delle aree più povere del Continente.
Non è la prima volta, negli ultimi anni, che il Centroamerica viene colpito da fenomeni meteorologici estremi. Un effetto collaterale del cambiamento climatico a cui la regione è tra le più sensibili del pianeta.
Particolarmente colpita una fascia verticale lunga 1.600 chilometri, che si estende dal Messico al Costa Rica: là il 60 per cento dei 10,5 milioni di abitanti pratica un’agricoltura di sussistenza, incapace di difendersi di fronte alle calamità naturali. Questo spiega anche l’incremento della migrazione verso gli Stati Uniti.
Gli esperti sono consapevoli della correlazione tra disastri prodotti dal clima e aumento dei flussi migratori. I cosiddetti profughi ambientali si sono moltiplicati di cinque volte nell’ultimo decennio, eppure restano una categoria invisibile, senza protezione internazionale. Uno dei principali centri d’esodo è appunto l’America centrale.
Secondo l’Unicef, Eta ha colpito almeno 1,2 milioni di persone tra cui mezzo milione di bambini. I vari governi centroamericani hanno parlato del «peggior uragano» degli ultimi decenni, che coincide con un momento reso ancora più critico dalla pandemia. Il presidente guatemalteco Alessandro Giammattei ha chiesto assistenza internazionale per portare avanti le operazioni di soccorso. Ora l’uragano si sta spostando verso i Caraibi: nel mirino Cuba, la Giamaica e il sud della Florida.
(Avvenire)