22 Novembre, 2024
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Musica. Il video “Alla fine” di Renato Zero girato al Castello Odescalchi

Renato Zero inventa un altro triangolo passionale. E questa volta a fare da cornice a questo gioco degli equivoci è il Castello Orsini-Odescalchi di Bracciano, in cui molti incesti furono consumati. Il video clip dell’ultimo singolo del “Re dei Sorcini”, “Alla fine”, è stato girato proprio qui, nella meta scelta da Eros Ramazzotti e Michelle Hunziker e da Tom Cruise e Katie Holmes per i loro matrimoni. Nulla di migliore di un posto che ha accolto, e nascosto, tra le sue mura intrighi amorosi a volte anche intrisi di sangue.

Gli attori, protagonisti di questo tradimento consumato alle sue spalle, sono Euridice Axen e Andrea Preti. Renato mette in scena qui una storia d’amore della serie “io, lei, l’altro”, in cui domina la passione ardente di una seduzione ammaliatrice e traditrice, che provoca la rabbia e l’offesa per un orgoglio ferito, il risentimento per un tradimento che sarà fatale, nella disperazione del doversi rassegnare alla perdita di quello che sembrò un amore profondo. All’inizio rancore, dolore, una rabbia cieca, una voglia quasi di vendetta per riscattare l’umiliazione subita, poi la lucidità porta a trovare spazio per quello che, se non è perdono, o si avvicina molto ad esso o comunque è una conquista superiore alla perdita: la speranza. Alla fine quello che conta è l’amore, per questo artista che sta portando in giro in tutto il mondo il suo “Amo tour, capitolo II” (oltre 300mila spettatori in più di 48 date in tutta Italia), nella costruzione della “sua” favola, che non poteva che fare tappa in questo posto idilliaco e suggestivo, da favola appunto, del Castello Orsini-Odescalchi.

E così, prima che cali il sipario, come canta, trova posto dentro sé per un po’ di quiete e riposo dal tedio, dall’astio provocati dal dolore di questo triangolo amoroso di cui è vittima. E nonostante “la fine sia inaccettabile ed insopportabile”, se si è vissuto con intensità e passione il proprio sentimento, quello che è stato avrà comunque un valore aggiunto, sarà qualcosa di raro “che molti non sapranno cos’è”. Certo “la passione non giustifica tutta l’assurda violenza”, ed al mondo d’oggi ce n’è molta. Quante storie finite nel sangue, vicende di mogli, fidanzate, compagne, massacrate di botte, ridotte in fin di vita o che l’hanno persa a causa di mariti, padre-padroni, possessivi, ossessivi, che non sopportano che venga detto loro “no”, di essere rifiutati dalle propri donne, che sono “solamente loro” e di nessun’altro. Per questo quella di Renato Zero è una favola moderna, non sempre a lieto fine, ma comunque che resta lì, come il Castello Orsini-Odescalchi, a ricordarci di non dimenticare mai quello che è stato il nostro passato, i nostri affetti, poiché costituiscono quello che siamo oggi. Per guardare verso il futuro con occhi diversi, migliori, verso un mondo in cui regni più pace, più amore, più solidarietà, più sentimento.

E la lezione non manca: “si arriverà alla fine e fine sia purché ci resti speranza”. La speranza di aver vissuto pienamente, intensamente e completamente i nostri sentimenti. A rischio della propria vita; tra chi per interesse è pronto a pugnalarci alle spalle e tradirci, regna un amore, reale o recitato, in cui per esso si può morire e in nome di esso si può uccidere, poiché sa essere un veleno dolce quanto amaro. Una trovata geniale, che sa mostrare questa sfaccettatura dell’amore in maniera originale, unendo passato e presente, antichità e modernità. In cui si grida il rispetto per la propria dignità, pensando che non tutta l’umanità sia perduta e che resti un po’ di rimorso nella lacrime, che si spera sentite e non recitate. Per non sentirsi vuoti dentro, ma ricchi, come gli interni delle stanze del Castello, non di mobili od oggetti futili, ma di emozioni e sensazioni che fanno battere il cuore.

Renato Zero mostra, una volta di più, in questo video “in costume” diretto da Alessandro D’Alatri, la sua maestria da attore, oltre che di cantante. Con intensità espressiva, sa essere serio, austero e un po’ brutale, nel guardare in faccia la realtà e dirla con una schiettezza, al tempo stesso diretta, dolorosa e cruenta. Non fa sconti, ma sa ritrovare anche la tenerezza della saggezza e della maturità.  In questo teatro della vita messo in scena da Renato Zero, il Castello aggiunge un altro tassello importante alla sua artisticità per “conservare, diffondere, salvaguardare e trasmettere le opportunità educative racchiuse” al suo interno.

Barbara Conti

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