Prima ha pianto perché non poteva vedere più i suoi amici. Adesso si sente al sicuro soltanto tra le mura domestiche. E ha scritto una lettera: Mi manca tanto il mio cavallo, voglio fare una festa
Fermo, 11 novembre 2020 – C’era la vita prima del Covid, le amichette da invitare a casa, lo sport, la scuola, i compiti. C’era un mondo intero dentro le giornate di Rebecca, 9 anni appena e già 28 giorni trascorsi in quarantena, positiva al Covid. Rebecca vive a Fermo con mamma Michela e papà Massimo Andrenacci, tutto è cominciato perché una sua insegnante è risultata positiva al tampone e successivamente, in seguito alla quarantena fiduciaria di tutta la classe, ha scoperto di essere positiva pure lei, per fortuna asintomatica, come succede nella gran parte dei casi tra i giovanissimi.
I suoi genitori raccontano che nell’immediato la bambina ha vissuto la sua condizione con una grande paura, con le lacrime agli occhi, con l’ansia e la lontananza da tutte le cose che le stanno a cuore. Poi si è adattata, ha costruito il suo mondo nella sua cameretta, si è cercata un modo per resistere, per andare avanti senza la leggerezza della sua età. Rebecca oggi non è pronta per uscire di casa, dice che si è talmente abituata a stare dentro che oramai la sua sicurezza è dentro le quattro mura della sua famiglia. Mamma Michela l’ha affidata alla guida di una psicologa, per farla parlare, per aiutarla a vivere questo momento.
“Dopo un momento di confusione e di angoscia, abbiamo notato che Rebecca si è chiusa al mondo, si è sentita più sicura così, in casa, e quasi ha paura di tornare negativa. È un vissuto molto difficile, le siamo stati molto vicini ma abbiamo chiesto aiuto perché è una situazione tutta nuova, anche per noi”. Rebecca ha raccontato di quanto le sia mancata la sua vita prima, i suoi amici, il nonno Gino e i compagni, gli zii e tutti i colori del cielo. E poi, il suo cavallo, il suo amico del cuore, quello che le sa dare sempre il suo aiuto solo standole vicino.
Una quotidianità che si è progressivamente cancellata, difficile per una bambina di 9 anni capire il motivo di un taglio così netto, lei che non aveva neppure la febbre o un colpo di tosse. “Bisogna avere le parole per far capire ai piccoli quello che succede – raccontano i genitori della piccola Rebecca – è un vocabolario nuovo che stiamo imparando tutti ma loro, i bambini, i nostri ragazzi, custodiscono le ferite più profonde. Speriamo di poter fare presto una festa tutti insieme – concludono i genitori di Rebecca – per dire che è tutto finito e che si può tornare ad abbracciarsi, a stare insieme senza avere paura”.
La lettera di Rebecca
“Babbo mi ha detto che io potevo essere positiva e che potevo attaccare io forse il coronavirus… quindi vuol dire che non posso toccare. Ma se continuo ad essere positiva posso uscire? No sennò faccio del male…. Ho pianto tanto quando ho saputo di essere positiva me lo ha detto l’operatrice dell’asur e non volevo parlare con nessuno al mondo, nemmeno con mio padre. Ho pensato che ho potuto contagiare un familiare anziano, come i miei nonni, e che poteva morirci con il covid. Ero terrorizzata ma dopo un po’ di tempo mi ha chiamato un mio compagnetto, spegnevo il microfono mio nella videochiamata perché mi faceva piangere quando mi chiedeva come stavo, se ero contenta o no. Ho capito che qualcuno mi voleva bene perché nessuno mi telefonava, solo 2 o 3 amichetti, gli altri compagni di scuola non mi hanno detto niente. Nonno Gino mi ha chiamato, gli zii mi hanno chiamato. Mi sono mancate molte cose, gli amici, la famiglia, il cavallo che mi ha dato la forza di andare avanti. Appena potrò stare fuori andrò a scuola e giocherò con tutti i miei compagni e voglio fare un gioco con tutta la classe così per le prossime volte che qualcuno starà a casa al suo ritorno faremo un gioco enorme e gli facciamo una festa e se succede che a me non la faranno amen me ne farò una ragione. Bisognerebbe festeggiare ad ogni ritorno perché questa situazione fa schifo”
(Il Resto del Carlino)