27 Dicembre, 2024
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La prossima pandemia sarà il cancro. L’allarme degli oncologi

C’è una estrema carenza di servizi diagnostici, in molte strutture non si possono inviare pazienti perché non sono state separate dalle aree Covid.
I nodi emersi durante prima sessione di lavoro del Cracking Cancer Forum 2020. Bertetto: “Non è vero che stiamo garantendo i percorsi oncologici” 

Non è vero che l’oncologia sia stata preservata dall’emergenza Covid e, anzi, con i numeri attuali la prossima pandemia sarà il cancro. E’ l’allarme emerso dalla prima sessione di lavoro del Cracking Cancer Forum 2020, che quest’anno si tiene in forma digitale. “Non è vero che stiamo garantendo i percorsi oncologici”, ha denunciato Oscar Bertetto, direttore del Dipartimento Rete Oncologica Piemonte-Valle d’Aosta, nel corso del dibattito “L’oncologia durante e dopo il Covid”.

“C’è una estrema carenza di servizi diagnostici, in molte strutture non possiamo inviare pazienti perché non sono state separate dalle aree Covid. Abbiamo bisogno di avere spazi Covid free al di fuori degli ospedali“, ha aggiunto. Molto duro l’intervento di Pierfranco Conte, ordinario di Oncologia Medica dell’Università degli Studi di Padova e coordinatore della Rete oncologica del Veneto.

I tumori purtroppo sopravviveranno al Covid

e nonostante decreti e documenti non è vero che l’oncologia viene preservata perchè si appoggia a radiologia, endoscopia e altri servizi che sono pesantemente influenzati”. Conte allarga pero’ la sua denuncia a tutta l’organizzazione sanitaria: “Si parla di modello Italia per il Covid, ma il nostro Paese ha la stessa mortalità del Messico, quattro volte quella della Germania, il doppio di Francia e Inghilterra. Bisogna spiegare il perché. Io sono d’accordo sulla deospedalizzazione ma ora abbiamo un numero di posti letto per abitante inferiore del 60% rispetto a a quello della Germania e la metà di quello della Francia. Per anni il sistema sanitario è stato scheletrizzato, al di là dei colori politici dei governi”.

Per Sandro Pignata, responsabile scientifico della Rete Oncologica Campana, “è il momento di tenere fuori la sanità dalla politica. I governi hanno ignorato il sistema pubblico. In alcune regioni è stato sviluppato un sistema misto con lo sporco al pubblico e il pulito al privato, altre regioni sono state sottoposte a decenni di commissariamento e piani di rientro che hanno scheletrizzato il sistema. Da noi c’è stato il blocco del turn over di medici e infermieri per 10 anni e allora come può il sistema reagire all’emergenza? Faccio un appello apolitico: bisogna investire perchè siamo bloccati, non si fanno le battaglie senza investimenti”.

In questa situazione, “con questi numeri la prossima pandemia sarà il cancro”, è stata la provocazione di Attilio Bianchi, direttore generale dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione “G. Pascale” di Napoli, che ha ricordato i numeri di una vera e propria emergenza quotidiana: “Ogni anno i tumori fanno da 13 a 15 milioni di vittime, se fosse una guerra sarebbe ogni giorno sui giornali e invece in qualche modo quasi non fa massa”. Dalla pandemia, pero’, per la lotta ai tumori possono arrivare anche alcuni insegnamenti.

“La sospensione degli screening per 2-3 mesi – ha sottolineato Gianni Amunni, direttore generale dell’Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica (Ispro) – ha dato un fermo a una delle azioni più forti contro il tumore, cioè l’anticipazione diagnostica

e in generale c’è stata una riduzione piu’ in generale delle attività. Abbiamo avuto un danno per la salute che può ripetersi ma che non deve ripetersi e che produrrà esiti che vedremo nei prossimi mesi e anni. La spinta emergenziale ci ha insegnato pero’ alcune cose e ad arrangiarsi anche sul piano organizzativo, ci sono state esperienze di delocalizzazione di alcune funzioni e credo che queste esperienze emergenziali siano una grande occasione per tornare alla normalità con un profondo cambiamento del paradigma dell’assistenza oncologica”.

“Bisogna spostare alcune attività a livello territoriale ed estendere il percorso su più setting assistenziali. Le risorse ci saranno, il rischio è che ancora una volta non le sappiamo spendere. Ma serve una completa revisione del finanziamento dell’oncologia: è impensabile che la patologia che è la seconda causa di morte in Italia possa avere un finanziamento cosi’ limitato”, ha concluso.

(Agi)

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