In commercio quattro diversi tipi di protezione per naso e bocca. Cosa scegliere e come non sbagliare nell’indossarle in questi tempi di contagi in aumento?
Ci guida Patrizia Laurenti, professore associato di Igiene all’università Cattolica del Sacro Cuore.
Una premessa è d’obbligo: “Da sole non bastano, se non sono associate al rispetto del distanziamento sociale e alla disinfezione costante delle mani”
Comunitarie di stoffa, chirurgiche, o le più tecniche Ffp2 e Ffp3 con valvola: il numero dei contagi continua a crescere, il presidente del Consiglio ha disposto l’uso obbligatorio della mascherina anche all’aperto. Ma come si indossa e soprattutto, quanto dura ogni dispositivo? Non tutti hanno le idee chiarissime. “Un utilizzo sbagliato”, rileva Patrizia Laurenti professore Associato di Igiene all’università Cattolica del Sacro Cuore, “espone noi e gli altri al rischio di contrarre il virus. Dunque Laurenti spiega ai lettori di Repubblica le regole per un corretto uso di ciascuno dei quattro tipi di protezione per naso e bocca attualmente in commercio. Una premessa è d’obbligo: “La mascherina da sola non basta, se non è associata al rispetto del distanziamento sociale e alla disinfezione costante delle mani non ci mette al riparo dal virus”.
La mascherina comunitaria di stoffa dura 24 ore
Se utilizzata correttamente, anche per una questione di economicità, la mascherina di stoffa è la più adatta per affrontare questa lunga pandemia. C’è chi indossa lo stesso dispositivo per più giornate senza lavarlo, intercambiandolo con altri come se fosse un comune accessorio: una cravatta, una cintura. E chi crede che sia sufficiente nebulizzarla con del disinfettante spray per poterla indossare il giorno dopo. Attenzione, la mascherina di stoffa dura 24 ore. “Alla fine della giornata – chiarisce Laurenti – va lavata con un comune detergente per tessuti in acqua calda a 50 o 60 gradi”.
La mascherina chirurgica dura 4-6 ore
La mascherina chirurgica, un tempo indossata esclusivamente dal personale sanitario in sala operatoria, è diventata di uso comune tra la popolazione generale, ma può essere utilizzata “per quattro, sei ore – dice Laurenti – dopodiché va buttata. Non può essere riutilizzata perché perde l’efficacia filtrante. Alla fine della giornata di utilizzo deve essere smaltita nel contenitore dei rifiuti urbani indifferenziati”.
Le mascherine Ffp2 e Ffp3 con valvola durano 8 ore
“Va premesso – ricorda Laurenti – che questo tipo di mascherina si utilizza negli ambienti sanitari perché nasce con una valvola filtrante che garantisce una maggiore efficacia protettiva degli operatori”. Può essere usata, come sta avvenendo, anche dalla popolazione generale, “ma a mio avviso – fa notare l’associato in Igiene all’università Cattolica del Sacro Cuore – è uno spreco, sia per i costi sia per l’obiettivo che dobbiamo raggiungere, che è limitare l’emissione dei droplet (le goccioline respiratorie e salivari), per cui è sufficiente anche la mascherina di comunità, purché tutti la indossino correttamente”.
Sia la mascherina FFp2 senza valvola che la Ffp3 con valvola “sono monouso – ricorda Laurenti -per entrambe è previsto un utilizzo massimo di otto ore, un turno lavorativo”. Dopodiché vanno buttate. Se utilizzate oltre, non solo perdono la loro capacità filtrante: con la mascherina Ffp3, detta anche mascherina “egoista” per via della valvola che protegge principalmente chi la indossa dagli altri, c’è il rischio che le particelle contaminante espirate o presenti nella valvola raggiungano e investano gli altri. Dunque dopo otto ore vanno smaltite. Nebulizzarle con del disinfettante spray non serve a nulla.
(La Repubblica)