Il premier agli Stati generali M5s. Di Maio chiama all’unità dopo le parole di Di Battista e ministro insiste sul limite dei due mandati: è sacrosanto. Attacco dell’ex parlamentare ai vertici del Movimento: “Io irriso da chi si genuflette ai padroni”
Leadership collegiale, ormai data di fatto per certa, alleanze e vincolo del doppio mandato. Accantonata, almeno per ora, la sfida sui numeri che ha tenuto banco alla vigilia, il dibattito si è concentrato sui temi agli Stati generali del Movimento 5 Stelle.
Attesa e occhi puntati sugli interventi dei big, dopo le scintille delle passate ore che hanno coinvolto anche Davide Casaleggio. In apertura un video storico di Beppe Grillo e l’assist del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, collegato dal cortile d’onore di palazzo Chigi: “Siete una comunità di uomini e donne” nata 11 anni fa , che “si è costantemente confrontata, messa in gioco assunta grande responsabilità. Siete una comunità tosta. Avete affrontato anche scelte laceranti ma non avete mai mollato”, ha detto il premier.
Ad avanzare le sue richieste è stato Alessandro Di Battista:
“Venga scritto nero su bianco” che “non” c’è nessuna “deroga” al secondo mandato degli eletti previsto da M5s, il Movimento si presenti “da solo” alle elezioni “qualunque legge elettorale venga approvata” e “non” appoggi “mai una legge elettorale senza preferenze”, ha detto. “Per me – ha poi aggiunto – è molto importante, e nessuno si senta attaccato” perché “io sono innamorato di M5s e sono convinto che si possa rilanciare con compattezza” l’istituzione di “un comitato di garanzia” di cui non devono fare parte esponenti di governo c”he riesca a scrivere un regolamento chiaro” sulle nomine nei ministeri e nelle partecipate. Un comitato che pubblichi entro sei mesi un fascicolo con i curricula”.
M5s “ha innumerevoli meriti ma deve fare anche autocritica, il che significa rafforzarci e portare avanti le battaglie con ardore” altrimenti l’indebolimento del Movimento potrebbe portare ad una “restaurazione” che potrebbe essere repentina”, ha anche sottolineato. Sulle alleanze si è espresso anche Luigi Di Maio: possono esserci solo sul “programma” e non strutturali. “Dobbiamo ricordare che siamo entrati nei palazzi sfondando il portone con i voti degli italiani mentre i nostri compagni di governo, attuali e passati ci volevano tenere fuori. Perciò se c’è qualcuno oggi che vuole fare la stampella del Pd si faccia il suo partito”, ha sottolineato il vice ministro Stefano Buffagni.
Alla kermesse è intervenuto anche il presidente della Camera Roberto Fico
che ha ‘bacchettato’ alcune dinamiche interne: “I contrasti all’interno di qualsiasi gruppo sono inevitabili, anzi, ben vengano. Ma chi ha usato strategie tipiche della vecchia politica, che non hanno nulla a che vedere con l’ortodossia, non puo’ invocare oggi la mancanza di coerenza e la purezza. Cordate, correnti, strategie acchiappa like e personalismi sono diffusi. Anche in questi giorni, la sfida muscolare sul contarsi non ha nulla a che vedere col Movimento delle origini. Siamo cambiati ma non ci sono persone più pure di altre”, ha sottolineato.
Per Fico M5s “deve restare una forza autonoma con il proprio programma e la propria linea. Mai subalterna. Questo pero’ non vuol dire essere autosufficienti. Dobbiamo fare rete con altre forze politiche dove c’è possibilità di convergenza. Serve proseguire il confronto con il centrosinistra con cui siamo al governo e condividiamo un’agenda da portare avanti, anche a livello amministrativo, dove sarà possibile”.
A tenere il filo conduttore della giornata è stato il reggente Vito Crimi. Assente Davide Casaleggio
che ieri ha declinato l’invito a partecipare e al ruolo di Rousseau, almeno nel pomeriggio, solo qualche accenno. “Troveremo una nuova sinergia con Rousseau che ci consentirà di avere la democrazia diretta in cui credo fermamente”, un “cambiamento importante” e “su questo continueremo a lavorare con Davide”, ha assicurato Di Maio. “Gli strumenti di cui il Movimento si avvale devono essere del Movimento. Ciò significa una responsabilità in più ma anche maggiore autodeterminazione – ha affermato, invece, Fico -. Dobbiamo evolverci, crescere, ma ricordando sempre chi siamo. Le persone si identificano nelle radici del Movimento, nelle sue regole, che possono anche evolversi ma se diventiamo un partito le persone sceglieranno un partito vero o addirittura sceglieranno di non seguire più la politica”.
(Agi)