9 Novembre, 2024
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Coronavirus. Zaia: «Coprifuoco sconfitta culturale. E senza lo sci la montagna muore»

Parla il governatore veneto: il clima nel Paese è cambiato, c’è insofferenza alle regole Serve una campagna di comunicazione per coinvolgere i cittadini Prossimo Dpcm decisivo

Il prossimo sarà «il Dpcm decisivo nella storia del contrasto al Covid», perché «gestirà la congiuntura tra i contagi, l’inizio della più grande campagna vaccinale della nostra storia e il picco influenzale». Motivo per cui «non si può sbagliare, e per non sbagliare ci vuole un confronto serrato e costruttivo, altrimenti si rischia di scatenare la tempesta perfetta ». Luca Zaia, governatore leghista del Veneto, mette il freno a tutte le ipotesi sinora circolate sulle nuove regole per le festività. «Cerchiamo di ragionare – è il suo avvertimento -. Evitiamo di dividere il mondo a metà tra chi ha capito tutto e chi non ha capito nulla, e soprattutto prendiamo atto del fatto che lo spirito della prima ondata non c’è più: pensare di proseguire per i prossimi mesi aggiungendo regole su regole vuol dire allargare la spaccatura tra istituzioni e popolo. Questo è il tema adesso: l’insofferenza a misure che vengono subìte e non capite».

Lei propone un’altra strategia per arrivare alla primavera?
Il Covid è sempre più percepito come un problema di chi si ammala e di chi cura. Il Covid è stato ‘ospedalizzato’, non è avvertito più come questione sociale. Da una parte c’è chi lotta per la vita, dall’altra chi fa lo struscio. Capisco che forse sia anche un modo di esorcizzare, altrimenti non si spiegano gli assembramenti nei centri commerciali, in Veneto come a Roma. Noi però dobbiamo coinvolgere i cittadini, fargli prendere consapevolezza che rispettando le regole fondamentali potremmo evitare molte restrizioni. Lo dico io che ho chiuso tutti i negozi la domenica e ho vietato le passeggiate nei centri storici.

Quindi, cosa propone?
Sarebbe utile portare i cittadini negli ospedali a vedere cosa succede, ma non è possibile. Ma possiamo fare una grossa campagna di informazione e sensibilizzazione che faccia capire quanto ci ‘convenga’ essere attenti e prudenti. A marzo il cemento era il timore che, presa questa malattia, si potesse morire. Oggi invece la percezione è che muoia solo chi è sfortunato o non gode di buona salute.

Le misure restrittive non servono anche a far prendere consapevolezza? Il coprifuoco, in particolare…
Io considero il coprifuoco come un fallimento, la sconfitta di tutto il processo che dovrebbe portare i cittadini a partecipare allo sforzo collettivo. Vuol dire che si è rinunciato a far passare l’idea che non bisogna assembrarsi. Perciò dico: comunichiamo di più, spieghiamo di più, usciamone davvero insieme e non con un popolo che si sente oggetto di costrizioni poco comprensibili. Può sembrare una sfida impossibile, ma rappresenta per me la vera soluzione.

Al coprifuoco si associa il tema della messa di Natale: pare se ne sia parlato nell’ultimo incontro governo-Regioni…
Sono sincero, è stato un passaggio nemmeno così sviscerato, poco comprendo la polemica successiva.

Governatore lei ha fama di uomo pratico: non si esce dal Covid solo con la comunicazione. Poi alla fine bisogna prendere delle decisioni. È d’accordo sullo stop allo sci?
Premettiamo che la salute viene prima di tutto, sempre. Chiedo solo raziocinio. Senza sci la montagna veneta muore. Penso alle nostre Dolomiti, patrimonio dell’umanità. Cambiamo le linee-guida, facciamole più stringenti per gli impianti di risalita e per tutte le criticità che si individuano. Ma non arriviamo alla situazione per cui, nell’arco alpino, si scia in Svizzera, in Slovenia, in Austria e da noi no. Per il Veneto è in gioco quasi un miliardo di euro.

Ma ci sono i ristori…
Magari l’Italia avesse fatto come gli altri Paesi, con ristori immediati e legati al mese di entrate perse. Al momento regna la sfiducia, la sensazione che si chiude con la beffa di avere pochi ristori, e tardi. Non dimentichiamo poi il microindotto economico di guide, giovani stagionali, istruttori…

Sul fronte-scuola, invece, dove si colloca?
Altra falsa narrazione: non esiste nessun governatore che voglia la scuola digitale per sempre. Ma non ha nessun senso aprire dieci giorni prima dello stop natalizio. È assurdo. Questo non vuol dire essere contro la scuola in presenza. Piuttosto dico: si vuol ripartire il 7 gennaio? Il 20 gennaio? L’1 febbraio? Bene, si arrivi preparati con tutti i protocolli aggiornati per reggere.

Il clima istituzionale, quantomeno, sembra migliorato. C’è una spiegazione? I 209 miliardi del Recovery possono ‘aggregare’ forze politiche diverse?
Per quanto riguarda il rapporto governo- Regioni, posso garantire che le Regioni hanno assicurato leale collaborazione sin dal principio. E il Recovery fund non è di qualcuno, è di tutti, è l’ultimo treno che passa per il Paese.

La maggioranza vuole mettere mano al titolo V: è un passaggio che teme?

Faccio una premessa: tutti i Dpcm che sinora il governo ci ha presentato sono stati approvati all’unanimità dalle Regioni. Quindi il governo sbaglia ad alimentare la narrazione delle Regioni come un intralcio. Personalmente non prendo nemmeno in considerazione una revisione del titolo V in chiave centralista. Serve esattamente l’opposto. Non lo dice Zaia ma i cittadini che si sono espressi democraticamente con un referendum.

Da ex ministro, nemmeno la clausola di supremazia potrebbe accettare?

La clausola di supremazia nazionale è un istituto costituzionale che esiste nei Paesi con un’ossatura federale. Invocarla in Italia, che non ha una struttura federale e fatica a riconosce le autonomie, è ridicolo.

(Avvenire)

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