La rabbia dei negozianti delle Befane per le restrizioni imposte. Tiziana Padovano: “Perderemo il 10 per cento del fatturato annuo”
Rimini, 10 dicembre 2020 – Saranno più i giorni in cui dovranno restare chiusi, per effetto del nuovo Dpcm, di quelli in cui potranno lavorare. C’è poco da festeggiare a Natale per Befane e Malatesta. Per i negozi dei due centri commerciali riminesi quello che erano normalmente il periodo dell’anno in cui lavoravano di più, grazie alle festività e all’inizio dei saldi, sarà invece un incubo.
“A causa delle restrizioni in vigore dal 4 dicembre fino al 10 gennaio, che impongono lo stop ai centri commerciali in tutti i giorni festivi e prefestivi, potremo restare aperti soltanto 17 giorni su 37.
Sono più i giorni di chiusura di quelli di apertura”, fa i conti Massimo Bobbo, il direttore delle Befane. “Considerando quello che è accaduto nei giorni scorsi nelle piazze delle nostre città (la folla a Rimini e Riccione per l’accensione delle luminarie), forse il problema – incalza Bobbo – non sono i centri commerciali e le grandi strutture di vendita che sono ben organizzate anche dal punto di vista della sicurezza e della gestione del pubblico”.
Alle Befane attualmente le attività commerciali presenti (compresi i ristoranti e i bar, che possono restare aperti) sono poco più di un centinaio. “Le Befane danno lavoro a un migliaio di dipendenti, senza contare l’indotto. Per loro e per le loro famiglie non sarà un Natale sereno, visto che per tanti giorni non potranno lavorare”. E “sbaglia chi pensa – aggiunge Bobbo – che quelli che prima venivano a far shopping nei centri commerciali al sabato e alla domenica ora vengano negli altri giorni”. Per i negozi delle Befane, che a dicembre e gennaio fanno buona parte del fatturato annuale, “perdere tanti giorni di lavoro in questo periodo significa rinunciare a incassi importanti. Senza poi dimenticare che durante le festività i centri commerciali partecipano attivamente alla vita sociale del territorio in svariati modi e rappresentano un’importante vetrina per tanti enti e associazioni”. Per Bobbo “non si capisce perché continuare a tenere chiusi i centri commerciali quando abbiamo visto che gli assembramenti poi si verificano altrove”.
Coop, Conad, Federdistribuzione, Confcommercio e altri hanno pubblicamente contestato le misure del governo, ma per ora non tira aria di dietrofront.
Per chi gestisce negozi all’interno dei centri commerciali si annuncia un Natale di lacrime e sangue. Tiziana Padovano, titolare di tre negozi di intimo alle Befane (per i marchi Intimissimi e Calzedonia) e altrettanti all’Iper a Savignano, è disperata. “Abbiamo già fatto i conti, purtroppo… Solo a dicembre, i 12 giorni di chiusura imposti dal Dpcm (sarebbero 13, ma a Natale le Befane sarebbero rimaste comunque chiuse) ci faranno perdere il 10% del fatturato annuo. Chiaro: questo è il periodo di regali e di shopping, sono i giorni in cui di solito si lavora di più. E i clienti che perdiamo per colpa dello stop forzato nei festivi e nei prefestivi non li recupereremo negli altri giorni”.
La Padovano ha 24 dipendenti “e sarà un problema anche per loro. Siamo stati di nuovo costretti a fare il turnover. In primavera ho cercato di dare loro una mano, coprendo la parte di retribuzione che non veniva garantita dalla cassa integrazione, ma ora è più complicato“. La proprietà delle Befane è andata incontro a lei e alle altre attività commerciali, rivedendo gli affitti. “C’è stata grande disponibilità, ma siamo tutti preoccupati dalla situazione. Chiediamo che i centri commerciali vengano al più presto riaperti”.
(Il Resto del carlino)