Il lavoro collettivo di un programmatore americano, un matematico australiano e un magazziniere belga getta nuova luce su uno dei più grandi misteri della storia criminale americana.
L’identità dell’assassino che terrorizzò le giovani coppie nell’estate dell’amore del ’69 rimane però ancora un enigma
L’estate del ’69 in California fu l’estate dell’amore e del sangue. E non furono solo i delitti della ‘family’ di Charles Manson a risvegliare bruscamente l’America dal sogno hippie di un mondo di pace e musica. Nella Bay Area i ragazzi che scoprivano il sesso libero sui sedili posteriori delle loro auto, come i loro coetanei fiorentini dall’altra parte dell’Atlantico, vivevano con l’incubo di un assassino seriale che, dal primo duplice omicidio del 20 dicembre 1968, sembrava aver preso di mira le giovani coppie.
‘Zodiac’ non fu certo il più letale dei serial killer che hanno insanguinato gli Stati Uniti. Cinque vittime in dieci mesi(almeno quelle attribuitegli ufficialmente) sembrano poche rispetto alle 35 di Ted Bundy o alle 33 di John Wayne Gacy, entrambi attivi negli anni ’70. Il mistero sulla sua identità ha reso però il caso uno dei più appassionanti della moderna storia criminale, una leggenda nera paragonabile a quella di Jack lo squartatore per impatto sull’immaginario collettivo, come testimoniano i tanti libri e film di successo a lui dedicati, dal primo capitolo della saga dell’Ispettore Callaghan alla pellicola girata da David Fincher nel 2007.
Un mistero nel mistero
Come il suo ottocentesco collega inglese, anche ‘Zodiac’ aveva coniato il suo soprannome nelle lettere che aveva inviato alla stampa, minacciando stragi se non fossero state pubblicate. Lettere che avevano continuato ad arrivare anche nei mesi successivi al suo ultimo delitto, l’uccisione di un tassista a San Francisco l’11 ottobre 1969, e che contenevano un mistero nel mistero. Si tratta dei quattro celebri messaggi cifrati, uno dei quali conterrebbe il nome del killer. Fino a oggi solo uno era stato decifrato. Oggi, 51 anni dopo la sua spedizione al ‘San Francisco Chronicle’, è stato rivelato il contenuto di un secondo, il cosiddetto ‘Cipher 340’, grazie al lavoro di otto mesi di una squadra internazionale composta da un americano, il programmatore David Oranchak, un australiano, il matematico Sam Blake, e un belga, il magazziniere Jarl Van Eykcke.
Neanche questa volta sono emersi elementi in grado di gettare luce su chi fosse ‘Zodiac’ (l’unico indiziato, Arthur Leigh Allen, morì nel 1992 prima che fosse aperta un’inchiesta nei suoi confronti). Ma è comunque un giorno storico per gli innumerevoli appassionati del caso. La notizia della decifrazione, che circolava sui forum da giorni, è stata confermata solo oggi dall’Fbi. “Spero vi stiate divertendo a provare a prendermi”, è il contenuto del messaggio, “non ero io nella trasmissione televisiva su di me, io non ho paura della camera a gas perché mi porterà al più presto in paradiso, dove ora ho abbastanza schiavi che lavorino per me. Gli altri in paradiso non hanno nulla quindi hanno paura della morte, mentre io non ho paura perché so che la mia vita sarà facile una volta in paradiso”.
I segreti del codice
Il primo messaggio, il ‘Cipher 408’, dal numero dei caratteri inclusi, fu tradotto quasi subito perché bastò capire a quali lettere corrispondessero i simboli. Nel ‘Cipher 340′ i simboli non erano pero’ disposti su righe orizzontali come in un testo normale bensì su linee diagonali, con alcune parole incolonnate, un sistema presente in almeno un cifrario militare statunitense degli anni ’50. A mettere il team sulla strada giusta, ha spiegato Oranchak al San Francisco Chronicle, è stata l’identificazione di alcune parole – “gas chamber” e “the TV show” – grazie a un software in grado di fornire 650 mila interpretazioni alternative del codice.
“Capimmo di avere in mano qualcosa a proposito del Dunbar Show”, ha proseguito Oranchak, che lavora sui messaggi cifrati di Zodiac dal 2006. Il 22 ottobre 1969, quel programma televisivo fu raggiunto dalla telefonata di una persona che si era identificata come Zodiac e aveva affermato di aver paura della camera a gas. Con il ‘Cipher 340’ il vero Zodiac volle quindi smentire: lui non aveva paura di andare all’altro mondo, dove le ombre delle sue vittime lo avrebbero servito per l’eternità.
Missione senza speranza?
“Siamo al corrente della soluzione del codice e continuiamo a lavorare sul caso”, è il laconico commento del sergente Michael Andraychak della polizia di San Francisco, “è tutto quello che abbiamo da dire al momento”. A esporsi un po’ di più è Gianrico Pierucci, l’ispettore in pensione che dedicò alle indagini buona parte della sua carriera. “È irridente, dal punto di vista psicologico, cosa in cui è bravo, ma non c’è molto altro”, ha dichiarato Pierucci al ‘Chronicle’, “quello che davvero si vuole è un luogo, un indirizzo, una sorta di enigma che si può risolvere. Una certa persona, un lavoro, qualcosa che offra un indizio su chi sia”.
“I decifratori di codici devono lavorare su gli altri due messaggi ora”, ha aggiunto Pierucci”, abbiamo bisogno del suo nome”. Ma per Oranchak decifrare gli ultimi due messaggi è una “missione quasi senza speranza” decifrare gli altri due messaggi, troppo brevi perché le migliaia di combinazioni possibili offrano la traccia giusta. La soluzione del più grande mistero d’America è ancora un segreto nella testa del killer, che molto probabilmente se lo è ormai portato nella tomba.
(Agi)