27 Dicembre, 2024
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Covid-19 Possibile stretta a Natale: tutte le ipotesi allo studio del Governo

Un’Italia tutta in zona rossa o arancione nei giorni festivi e prefestivi: sono tra le possibili misure al vaglio per il periodo natalizio

Gli assembramenti per le vie dello shopping lungo tutta la penisola e il rischio di una terza ondata – che nelle parole degli scienziati sta per diventare certezza – hanno nuovamente messo in stato di allerta il Governo.

Nella giornata di domenica il premier Giuseppe Conte aveva convocato un tavolo per “ritoccare” lo stop alla mobilità tra i comuni il 25 e 26 dicembre e il primo gennaio. Ok a mini deroghe per i piccoli centri, è la linea espressa e condivisa anche dal premier, ma nessun “liberi tutti”. Anzi.

La scansione quotidiana dei dati sui decessi e ricoveri in terapia intensiva ancora alti, accompagnati dalle scene di assembramenti per le strade dello shopping e non ultima la stretta della Germania che ha deciso il lockdown duro per le prossime tre settimane, diventano una miscela esplosiva capace di accelerare la spinta rigorista nel governo, con l’ipotesi sempre più concreta di una chiusura quasi totale dal 24 dicembre al 6 gennaio.

Una nuova riunione si è tenuta con gli esperti del Comitato tecnico scientifico (Cts) e il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese per valutare sulla base dei dati se adottare misure più restrittive. Estendere e rafforzare le misure poste in essere fino a oggi, anche con una sorta di lockdown, per tutto il periodo natalizio. È quanto avrebbe suggerito il Comitato tecnico-scientifico, nella riunione a Palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte e i capi delegazione della maggioranza.

Un suggerimento in linea con l’orientamento della linea “rigorista” – che è tornata a farsi sentire – che vorrebbe applicare le misure previste nelle zone rosse e arancioni anche per le regioni gialle nei giorni festivi. Possibili quindi dieci giorni di chiusure dei negozi, anche se l’ala meno “rigorista” dell’esecutivo spinge, per esempio, sulla necessità di tenere aperti i ristoranti a pranzo.

Il Pd concorda il da farsi in una riunione dei ministri con i capigruppo di Camera e Senato Delrio e Marcucci, il segretario Zingaretti e il vicesegretario Orlando: “Alla luce di un sicuro aumento del rischio di assembramenti dovuto al periodo delle festività e alle raccomandazioni alla prudenza e responsabilità del comitato scientifico nazionale, occorre valutare l’adozione di nuove misure che garantiscano il contenimento dei contagi”, mettono in chiaro i Dem, che insistono per la chiusura dei ristoranti sotto le feste.

I renziani si sono duramente opposti allo stop alla mobilità tra Comuni e ora Teresa Bellanova chiede “coerenza”, non ravvisandola nel divieto di spostamento tra i piccoli centri quando nelle grandi città non esistono limiti. “Confrontiamoci con la comunità scientifica e decidiamo misure coerenti e comprensibili – ribadisce la ministra Iv al premier – anche più restrittive di quelle attuali, se necessario, ma comprensibili. Perché solo così i cittadini saranno indotti a rispettarle”.

Il M5S resta fermo sulla linea della fermezza. “Sui piccolissimi comuni si può ragionare, fermo restando che si tratterebbe di eccezioni minime a una direttiva centrale rigida”, fanno sapere i pentastellati. Alfonso Bonafede, viene sottolineato, è sempre stato schierato con l’ala più rigorista del Governo, insieme a Dario Franceschini e Roberto Speranza e adesso plaude alla nuova convergenza dopo i distinguo arrivati nei giorni scorsi. “Ben venga che dopo le richieste dei parlamentari Dem nella direzione di un allentamento, adesso tutto il Pd converga sulla necessità di misure severe. Bene che anche da Iv si chiedano misure anche più restrittive purché comprensibili – è il ragionamento – perché si riallinea la posizione del Governo sulla responsabilità. Questo continuo cambiamento di idee, però – viene ravvisato – rischia di creare disorientamento tra i cittadini e difficoltà al Governo”.

Ad affondare il colpo sulle misure allo studio arriva il governatore della Campania Vincenzo De Luca: “Se aprono alla mobilità fra i piccoli comuni a Palazzo Chigi devono aprire un reparto psichiatria – attacca – parliamo di 10 milioni persone e non ci sarà niente da fare. Avremo una terza ondata”.

Oggi la maggioranza, prima della conferenza dei capigruppo dovrebbe depositare una mozione per intervenire sui Comuni, da votare mercoledì insieme a quella presentata dal centrodestra, già in calendario. L’ipotesi alla quale si lavora, in attesa della decisione del Governo, è quella di consentire la mobilità tra Comuni sotto i 5mila abitanti in base a una distanza chilometrica. La norma, in realtà, sarebbe di difficile applicazione e non immediatamente controllabile ed eventualmente sanzionabile da parte delle forze dell’ordine, ma i tecnici sono al lavoro per renderla operativa.

(Avvenire)

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