Punti informativi e referendum anche nel Lazio accompagnano degustazioni di prodotti tipici nelle iniziative di #ItaliaNOogm, la giornata di mobilitazione con cui Legambiente dice no al rischio che cibi geneticamente modificati arrivino sulle nostre tavole. Il 9 aprile il TAR del Lazio dovrà pronunciarsi sul ricorso presentato da un coltivatore friulano contro il decreto interministeriale che proibisce la semina di mais geneticamente modificato MON810 che se accolto spalancherebbe pericolosamente le porte al biotech.
“Noi crediamo nei prodotti biologici, tipici e di qualità che rispettano la biodiversità e danno ai cittadini certezze su ciò che mettiamo in tavola – dichiara Roberto Scacchi, direttore di Legambiente Lazio-. Se il ricorso al TAR venisse accolto, rischiamo semine incontrollate di organismi geneticamente modificati con gravi ripercussioni sul Made in Italy, le produzioni biologiche e la libertà di scelta dei consumatori. Vogliamo attività agricole che rispettino e siano coerenti alle esigenze e alle potenzialità di sviluppo di ogni territorio.”
Il buon pane casereccio o la pasta e fagioli tipici della Valle del Sacco a Surgola, i sapori della Sabina a Monterotondo e Rieti e le più gustose ricette romane ad Anzio e al Parco della Cellulosa e Garbatella nella Capitale, questi i protagonisti delle iniziative del Lazio per far assaporare i veri prodotti biologici e convenzionali dei nostri territori.
Secondo i dati FAO dal 1996 al 2012 le superfici investite a OGM sono aumentate di oltre 100 volte ma la produzione alimentare non è cresciuta, non contribuendo ai problemi di malnutrizione dei Paesi in via di sviluppo. Se sul breve periodo gli OGM sembrano funzionare contro gli attacchi di insetti alle coltivazioni, fattore principale di sostegno addotto dai filo OGM, molti studi scientifici dimostrano che dopo pochi anni l’effetto svanisce per via dello sviluppo di ceppi di insetti resistenti alla tossina che bloccava gli attacchi indotta da una pericolosa mutazione forzata degli organismi. Dati scoraggianti anche sul fronte dei costi: secondo lo US DepartmentAgriculture’ s EconomicResearchService, nel periodo 1995-2011, negli USA, i costi medi per acro per l’acquisto di sementi sono aumentati del 259% per la soia e del 325% per il mais. Non risulterebbero utili nemmeno per la riduzione dell’uso di erbicidi che invece è aumentato del 13% tra il 2001 e il 2010, secondo l’associazione americana Food and Water Watch. Quanto infine alla contaminazione di cibi non geneticamente modificati, il materiale genetico delle piante Gm può benissimo incrociarsi con altro materiale genetico di specie identiche o affini in vari modi, soprattutto per impollinazione, il che rende impraticabile la coesistenza dei prodotti convenzionali con quelli transgenici.