24 Novembre, 2024
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Rabbia dei ristoratori: “Pranzi di Natale già prenotati, ora rischia di saltare tutto”

La sempre più probabile nuova stretta colpisce nuovamente il settore: “Non ditecelo due giorni prima”

 BOLOGNA – Tavoli già prenotati, menù in costruzione, in qualche caso scorte già iniziate. Ora rischia di saltare tutto. I ristoratori sono in allarme: i nuovi limiti cui stanno lavorando governo e comitato tecnico per le feste stanno scombinando i piani di attività che vengono da un mese di chiusura e contavano proprio su questi giorni per dare ossigeno a bilanci messi a dura prova.

“Io avevo già 20 persone prenotate per Natale, quasi il massimo della capienza attuale, e avevamo già cominciato a fare le scorte”, racconta Paolo Carati, titolare del Caminetto d’Oro e responsabile area città di Cna, che se si decidesse di richiudere tutto dovrà annullare i pranzi già fissati. “Non possiamo sapere tutto due giorni prima – continua – è quasi più importante che essere chiusi o aperti: è fondamentale sapere per tempo se posso lavorare e come, in modo da organizzarmi”. Quasi tutto pieno, sia per il 25 che per il 26, anche alla Trattoria San Sisto, in San Donato. “La gente ha voglia di uscire e giustamente si organizza per tempo, specie per Natale – spiega la titolare, Cristina Zanardi – Al governo forse non capiscono che un pranzo come quello di Natale si organizza tempo prima, va pianificato. Se ci dicono che dobbiamo restare chiusi due giorni prima, come successo quando siamo diventati zona arancione, è un disastro”.

“Sto ricevendo chiamate da stamattina, i ristoratori sono molto preoccupati”, aggiunge Loreno Rossi, di Confesercenti, che non si sorprende della ressa in centro degli ultimi giorni che ha suscitato il ripensamento da Roma. “Se chiudi i centri commerciali, compresi quelli piccoli come Fossolo, Casteldebole o Pilastro – ragiona – è normale che la gente vada in centro, non ci si deve stupire. Capisco la Germania che chiude tutto, ma in Germania ripagano profumatamente le attività per i periodi di chiusura, per questo là non si lamentano”.

Vista la confusione c’è anche chi ha deciso di tenere chiuso, come lo chef Massimiliano Poggi, che non apre sia il ristorante di Trebbo di Reno che “Massimiliano Poggi Cucina”, mentre apre Vicolo Colombina in centro. “Visto il caos ho deciso di non aprire due ristoranti su tre, risparmio forze e risorse per quando potremo ripartire davvero – spiega – Invece in centro, dove siamo aperti, ho già qualche richiesta per Natale ma i clienti sono preoccupati per quello che decideranno di fare. Il problema è questo stillicidio continuo di norme e decisioni diverse”. “Siamo aperti, ma è difficile programmare qualcosa”, ammette anche Lucia Antonelli, della Taverna del Cacciatore di Castiglione dei Pepoli, sull’appennino. “Già probabilmente dovremo lavorare solo con i clienti del comune, mentre da noi arrivano soprattutto da fuori – aggiunge – Molta gente poi non capisce se si possono muovere, per esempio dalla Toscana, oppure no. C’è troppa confusione”.

(La Repubblica)

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