“Assicurare alle persone anziane ricoverate negli ospedali umbri adeguati contatti con i propri familiari e amici”.
È quanto dichiara il consigliere regionale del Partito democratico, Fabio Paparelli, annunciando la presentazione di una interrogazione nella quale chiede di sapere se la Giunta di Palazzo Donini “abbia mai dato vita a programmi, procedure e protocolli finalizzati a raggiungere questo scopo”.
“In particolare, nel caso di pazienti anziani no Covid – sottolinea Paparelli – è necessario che in ogni ospedale vengano attivate procedure standardizzate regionali volte ad una gestione puntuale di questa problematica che permetta visite in sicurezza attraverso percorsi separati per i visitatori e assistenti, da consentire a seguito dell’effettuazione di tamponi obbligatori e gratuiti. Gli anziani affetti da Covid, invece, necessitano quanto prima di una maggiore assistenza dedicata, quantificata e standardizzata attraverso la quale il personale sanitario o volontario possa essere messo nelle condizioni di aiutare i pazienti non autosufficienti o che versano in condizioni di particolare fragilità, anche rispetto all’uso di supporti informatici finalizzati ad un contatto quotidiano con i propri cari, seppur a distanza, ed a restituire quella imprescindibile umanità nei loro confronti”.
Per Paparelli è “fondamentale che nella gestione della pandemia in corso, sia posto in essere un bilanciamento tra il distanziamento fisico e la vicinanza dei propri affetti,
in particolar modo quando si hanno in cura soggetti anziani che versano in situazione di particolare fragilità, siano essi autosufficienti o meno. L’attenzione alla protezione e al rispetto dei diritti delle persone più deboli, fra queste soprattutto gli anziani, deve essere una priorità ed è compito delle istituzioni regionali mettere in campo tutte le azioni necessarie affinché questo avvenga. Nella maggior parte dei casi sappiamo bene che per lungo tempo non sarà possibile, per ragioni di sicurezza, assicurare visite costanti ed ordinarie. Ma i pazienti in difficoltà e soli hanno bisogno comunque di vedersi riconosciuto il diritto ad un’assistenza sia medica che affettiva adeguata. È pertanto fondamentale – conclude – pensare modelli e procedure differenti in grado di assolvere a questo obiettivo di civiltà”.
(QuotidianodellUmbria)