Senza cerimonie o inaugurazioni ufficiali i pozzi sono passati dalle prove tecniche all’estrazione per decine di migliaia di barili al giorno
Lunedì 14 dicembre, barili di petrolio numero 43.809. Mercoledì 16 dicembre, barili di petrolio numero 34.700.
In silenzio, senza inaugurazioni, senza il taglio del nastro con l’onorevole, senza il tappeto rosso, senza la banda municipale con gli ottoni luccicanti quanto i bottoni delle divise, senza la benedizione dell’arciprete né la presenza delle autorità civili religiose militari, la compagnia francese Total è passata dalle prove sperimentali di estrazione all’attività piena del giacimento Tempa Rossa.
Le autorizzazioni sono arrivate dallo Sviluppo Economico tra il 9 e l’11 dicembre e, senza interrompere l’attività, dalla fase sperimentale di taratura gli impianti cominciano a estrarre dal sottosuolo il petrolio, il metano e il Gpl in pieno regime industriale e commerciale. L’obiettivo è arrivare a 50mila barili al giorno di un petrolio piuttosto denso, fitto come una maionese nerissima. Insieme al petrolio sgorgano il metano, poi 240 tonnellate al giorno di Gpl e 80 tonnellate di zolfo.
I giacimenti della Basilicata
Ma ecco i dati relativi a quanto viene estratto giorno per giorno dal giacimento. Il 16 dicembre dai pozzi sulla montagna che domina su un versante Corleto Perticara (Potenza) e dall’alta parte Gorgoglione (Matera) sono scaturiti oltre ai 34.700 barili di greggio anche 114mila metri cubi di metano e 1.631 barili (“equivalenti petrolio”) di Gpl. Venerdì 18 dicembre l’attività di estrazione è stata più contenuta: 25.329 barili di greggio e 12.916 metri cubi di metano.
Dal 1° gennaio 2020 sino Natale, in quasi un anno sono stati estratti più di 10,5 milioni di barili di greggio e oltre 18 milioni di metri cubi di metano. (Il barile è pari a 159 litri).
A titolo di confronto, giovedì 17 dicembre i concorrenti dell’Eni hanno estratto 62mila barili di petrolio dal giacimento adiacente della Val d’Agri , il più grande giacimento europeo di terraferma; 61mila barili il giorno 18 dicembre.
Sotto alla montagna
Tempa Rossa è un grande giacimento di petrolio scoperto nel 1989 dall’Enterprise Oil e dalla compagnia petrolifera belga Fina sotto la montagna che divide la cittadina di Corleto Perticara dall’abitato di Gorgoglione. Le fusioni e incorportazioni che hanno assorbito la Fina nella francese Total hanno portato in eredità alla compagnia parigina la concessione in Basilicata in cui la Total è operatrice con il 50%, mentre Shell e Mitsui sono soci con il 25% ciascuno.
A circa 1.100 metri di quota in contrada all’Acqua di Maggio è stato spianato il dorso erboso della montagna e vi è stato costruito il centro oli più alto d’Europa attorno al quale ci sono sei pozzi dove, come in pozzi artesiani, sgorga alla pressione di circa 100 bar il greggio, un petrolio sempre più denso, pastoso e solforoso a mano a mano che si scende fino ai 6mila metri di profondità.
Le stime parlavano di riserve per 480 milioni di barili. Gli ottimisti dicono che ce ne sono molti e molti di più.
Il centro oli è una specie di raffineria costata 1,5 miliardi che toglie dal greggio lo zolfo e l’idrogeno solforato e raccoglie il metano e il Gpl le cui bollicine frizzano nel petrolio. Da lì le condutture portano verso i mercati il greggio depurato e i gas. Per esempio sul fondovalle c’è un impianto nel quale le autobotti possono fare il carico di Gpl, mentre la tubazione del petrolio va fino ad allacciarsi all’oleodotto dell’Eni che porta alla raffineria di Taranto il petrolio estratto in Val d’Agri.
Il simbolo del centro oli, quasi una bandiera, è la torcia alta 130 metri che, quando fiammeggia di notte sul dorso della montagna a 1.100 metri di quota, illumina il cielo e si vede da lontanissimo.
Contestazioni e incentivi
I motivi di opposizione sono molti, come la considerazione che il mondo più avanzato sta tralasciando gli idrocarburi fossili e guarda a forme di energia che non producono emissioni di anidride carbonica fossile, il gas accusato di cambiare il clima del mondo.
C’è chi teme questo impianto imponente lassù sulla montagna, soprattutto chi ne vive lontano; a Gorgoglione i contestatori no-triv si appoggiano al comitato civico di via Roma.
A Corleto Perticara le proteste non sembrano superare il mugugno, con 161 dipendenti diretti assunti nel centro oli e 389 addetti indiretti che lavorano nei servizi, nelle manutenzioni e in altre attività correlate.
Le iniziative della Total probabilmente fanno abbassare il tono ai brontolamenti no-triv di chi abita la valle del fiume Sauro. Per esempio la Total finanza fra gli abitanti di Corleto Perticara le campagne gratuite di tamponi per rassicurare dai contagi virali.
Ma aiutano soprattutto le iniezioni di denaro.
Le compagnie verseranno alla Regione 50 più 30 centesimi per barile estratto e daranno fondi e finanziamenti di ogni colore e tinta. E soprattutto il metano estratto sarà tutto della Regione Basilicata. La fornitura gratuita minima ai lucani sarà di 40 milioni di metri cubi di metano l’anno.
(Ilsole24ore)