“Il consumismo ci ha sequestrato il Natale”, ha detto il pontefice durante l’Angelus invitando i cristiani a ritrovare il senso autentico delle festività.
E rivolto ai governi: “Quattrocentomila marittimi bloccati sulle navi per la pandemia, riportateli a casa”
Troppe restrizioni per il Natale in era Covid? Papa Francesco invita tutti a evitare di lamentarci, e a ritrovare il senso antico e cristiano delle festività. “In questo tempo difficile, anziché lamentarci di quello che la pandemia ci impedisce di fare, facciamo qualcosa per chi ha di meno: non l’ennesimo regalo per noi e per i nostri amici, ma per un bisognoso a cui nessuno pensa”, ha detto alla recita dell’Angelus.
“Guardiamo soprattutto all’indigente – ha aggiunto Francesco – il fratello che soffre è Gesù nella mangiatoia. Ci appartiene. E’ lui il presepe vivente. Incontreremo davvero il Redentore nel fratello che ha bisogno”.
L’invito segue di qualche giorno quello pronunciato dopo l’udienza di mercoledi’ scorso, quando il Pontefice ha chiesto di approfittare delle restrizioni “per purificare il modo di vivere il Natale, uscendo dal consumismo”, rendendolo cosi’ “piu’ religioso e vero”.
Un invito che il pontefice ha nuovamente diretto ai fedeli durante la preghiera dell’Angelus: “Perché Gesù nasca in noi, prepariamo il cuore, andiamo a pregare, non ci lasciamo portare avanti dal consumismo, da quella frenesia di fare cose, cose, cose”. “Il consumismo ci ha sequestrato il Natale”, ha detto Papa Francesco all’Angelus.
Il Papa chiede poi ai governi di farsi carico dei marittimi che, a causa della situazione creata dalla pandemia, non riescono a tornare a casa: “La pandemia di coronavirus ha portato particolare disagio ai lavoratori marittimi. Molti di loro, si calcola circa 400mila in tutto il mondo, sono bloccati sulle navi – ha detto Papa Francesco all’Angelus – oltre il termine dei loro contratti e non possono tornare a casa. Chiedo alla Vergine Maria Stella Maris di confortare queste persone e tutti quelli che vivono situazioni di difficoltà . Ed esorto i governi a fare il possibile perché possano ritornare dai loro cari”.
(La Repubblica)