27 Dicembre, 2024
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Roma, Cchiude lo storico Cinema Azzurro Scipioni. Proprietario: “Interrompo l’attività”

Silvano Agosti, cineasta indipendente, amaro su Facebook: “Adesso informerò l’assessore alla Cultura”. Bergamo: “Proveremo a salvarlo”

La bella favola dell’Azzurro Scipioni rischia di essere arrivata alla fine. In rete, Silvano Agosti ha annunciato di essere costretto a chiudere un’esperienza durata quarant’anni e a mettere in vendita, al modico prezzo di 5 euro l’una, le poltrone del suo cinema.

Ogni volta che si spegne uno schermo è un frammento di storia e di cultura della città che viene cancellato, ma nel caso dell’Azzurro Scipioni c’è qualcosa in più, perché la multisala di Prati, due schermi, è davvero un cinema molto particolare. Si tratta, infatti, di un cinema specializzato a programmare esclusivamente capolavori, un cinema dove la passione si respira nell’aria. Un cinema, l’unico di Roma, aperto anche nella notte del 31 dicembre, perché all’Azzurro Scipioni il capodanno si festeggiava sotto lo schermo, guardando un film. Lo sanno bene i fedelissimi che lo frequentano da decenni e i grandi maestri del cinema che vi sono stati ospiti: da Antonioni, a Bertolucci, a Bellocchio, a Fellini, che, entrato a vedere un film, acquistò anche tutti i libri di Silvano Agosti, perché interessato a conoscere un personaggio così particolare. Fellini evitò di acquistare solo un libro di Agosti ”Come si gira un film”, ritenne superflua la lettura. Ma fra le magie accadute all’Azzurro Scipioni si ricorda anche una visita di Ennio Morricone, che il padrone di casa convinse a suonare al pianoforte il tema conduttore di “C’era una volta in America”. Chi conosce il maestro sa che una cosa del genere non è mai accaduta altrove. Così come non è frequente poter leggere, sulle porte di uscita di sicurezza, dediche di spettatori illustri e prestigiosi: su quelle dell’Azzurro Scipioni ci sono i pensieri e le firme di Alberto Moravia a Evgenij Evtusenko.

Proprio per queste particolarissime caratteristiche, l’Azzurro Scipioni è riuscito a sopravvivere nonostante le profondissime trasformazioni, avvenute dal 1980 ad oggi, nelle modalità del consumo di film.

Una volta i film si vedevano solo sul grande schermo e i gruppi di cinephiles si spostavano giornalmente per inseguire questo o quel titolo, che si sarebbe visto per una sola volta in un determinato giorno in questo o quel cineclub, o in qualche sala d’essai. Poi sono arrivati i VHS, i DVD, la rete: tutto il patrimonio cinematografico, dalle origini ai nostri giorni, oggi è praticamente a disposizione e questa facilità al consumo ha falcidiato gran parte dell’esercizio culturale, senza per altro favorire un’autentica alfabetizzazione del pubblico al linguaggio audiovisivo.

Sulle cause che hanno costretto Agosti ad alzare bandiera bianca, l’interessato è molto chiaro: “innanzitutto la forzata chiusura imposta dalle autorità per la pandemia.

Ho cercato di spiegare che l’Azzurro Scipioni non è una sala come il Barberini o il Giulio Cesare frequentate da centinaia a centinaia di persone ogni giorno. Qui le presenze si contano in decine e chiudere un cinema con una capienza di cento posti e dieci spettatori presenti non ha senso. Queste chiusure indiscriminate provocheranno la decimazione di molte sale, naturalmente ad essere colpite maggiormente saranno le più piccole e più coraggiose. In pochi mesi il lavoro di quarant’anni è stato cancellato. La seconda ragione è prosaicamente economica: i frati domenicani, proprietari dell’immobile, mi hanno comunicato l’intenzione di voler quadruplicare l’affitto alla scadenza del contratto, probabilmente perché soggiogati dalla prospettiva di trasformare il cinema nell’ennesimo supermercato. Ma per me, già nelle attuali condizioni, è difficile far quadrare i conti alla fine dell’anno”.

Bisogna, dunque, rassegnarsi alla perdita di un altro spazio alternativo, come è già successo, per restare in ambito cinematografico, per il Grauco, l’Officina, il Sadoul e di recente con il cinema Palazzo? “L’unica speranza –suggerisce Agosti- sarebbe l’acquisto dell’immobile da parte del Comune o di un altro ente pubblico”. Accadrà? Da parte dell’assessore alla cultura del Comune Luca Bergamo un segnale incoraggiante è arrivato: “Vogliamo evitare la chiusura” ha scritto in un messaggio affidato alla rete. Vedremo se alle parole seguiranno i fatti.

 

(La Repubblica)

 

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