22 Novembre, 2024
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Montagna, Istat, i dati del turismo 2020

Nel 2020 la montagna estiva non fa flop. E il turismo non cala come succede invece per altre destinazioni. Lo confermano i dati Istat pubblicati oggi relativi al “Movimento turistico in Italia” da gennaio a settembre 2020. Non solo la montagna tiene, anche “i borghi vincono”. Secondo l’Istat, la preferenza dei turisti italiani, infatti, si indirizza, più che in passato, sulle località montane, le quali ad agosto raggiungono gli stessi livelli dello scorso anno (-0,4% di presenze) e soprattutto sui Comuni a vocazione culturale, storico, artistica e paesaggistica, dunque i borghi in particolare, che registrano addirittura un incremento (+6,5%) rispetto al 2019 (unica variazione positiva registrata in tutto il dossier che confronta 2019 con l’anno della pandemia). Incrementi delle presenze dei clienti italiani si verificano solo in Umbria (a vocazione fortissima per un turismo di qualità nei borghi) e nella Provincia autonoma di Bolzano (entrambe con valori intorno al +15% rispetto al 2019). Le presenze turistiche in Italia nei primi mesi del 2020 si sono dimezzate rispetto allo stesso periodo del 2019 (-50,9%). Per i comuni a vocazione culturale, storico, artistica e paesaggistica la diminuzione è del 54,9%, per quelli con vocazione marittima è del 51,8%. I comuni a vocazione montana, invece, registrano un calo inferiore alla media nazionale (-29,3%). I mesi da marzo a maggio 2020 (quelli del lockdown) vedono cali anche vicini a -95% rispetto al 2019. Nel trimestre estivo, la flessione del turismo nelle grandi città è addirittura più grave (-76,3% nei mesi di luglio, agosto e settembre 2020 rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno); per i Comuni a vocazione culturale è pari a -41,2%, per quelli a vocazione marittima è -38,7% mentre per i Comuni a vocazione montana è -19,4% (-36,1% la flessione media nazionale). La montagna è il comparto che subisce flessioni minori rispetto al 2019.

Anche gli stranieri hanno scelto le nostre montagne, meno dello scorso anno ma con perdite dimezzate rispetto alle città. Le grandi città anche nel trimestre estivo vedono l’assenza pressoché totale dei clienti stranieri (-86,1% le presenze rispetto allo scorso anno); cali sostanziali, inoltre, nelle strutture ricettive dei Comuni a vocazione marittima (-65,5%) e in quelli a vocazione culturale e paesaggistica (-63,6%), decisamente più contenuta la flessione per le strutture ricettive ubicate nei Comuni a vocazione montana (-38,7%).

Istat guarda anche all’inverno, confrontando 2019 e possibili forti riduzioni di flussi nel 2020 a causa dell’emergenza sanitaria. Se si fa riferimento all’andamento della scorsa stagione turistica, nel periodo da ottobre 2019 a febbraio 2020, il turismo invernale ha mobilitato 95,2 milioni di presenze, di cui 17,7 milioni (pari al 18,5% del periodo) concentrate nel solo mese di dicembre e, ancora più nello specifico, 4,2 milioni nelle sole località montane. “Si tratta di volumi – scrive Istat – che con alta probabilità risulteranno fortemente ridimensionati a causa del persistere dell’emergenza sanitaria determinata dalla pandemia”.

“Dobbiamo lavorare non solo per avviare la stagione invernale e avere gli adeguati ristori per le perdite degli operatori – spiega Marco Bussone, Presidente Uncem – Dobbiamo lavorare subito sulla riorganizzazione dell’offerta estiva di borghi e montagna, che in molti casi coincidono. Territori vivi che individuano nuove soluzioni di marketing, nuove opportunità per il mercato interno e per Paesi esteri sui quali puntare. Non solo vogliamo aumentare arrivi e presenze nei Comuni montani, ma dobbiamo lavorare anche per far crescere la spesa pro-capite delle persone che arrivano sui nostri territori, nei Comuni montani, nei paesi, nei borghi. È un lavoro che vogliamo fare con il Ministero, con tutte le DMO e con le Agenzie turistiche locali”.

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