Come raccontare il territorio, parte 4

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Trevignano Romano. Foto di Andrea De Ieso
Trevignano Romano. Foto di Andrea De Ieso
PERCHÉ UN VIAGGIO A PIEDI
Il Cammino dei vulcani ha un suo perché. Anzi, ne ha molti. Il primo sta nella sua natura filosofica. Perché camminare è un atto – addirittura, ancora, sempre – rivoluzionario, significa andare controcorrente e controtendenza, contromano, controsterzo e perfino contropiede, significa allungare i tempi e allargare gli spazi, preferire la lentezza alla velocità, il reale al virtuale, il terrestre al digitale, il tardi al subito, il vecchio al nuovo, il vecchio che avanza e il nuovo che retrocede. Il secondo sta nella sua natura geografica. Perché è una zona di meraviglie colossali eppure nascoste, ma fagocitata, risucchiata, inginocchiata anche alla forza gravitazionale di Roma capitale, Roma metropolitana, Roma turistica, Roma caput e anche kaputt.

Il terzo sta nella sua natura missionaria. Perché camminare qui vuole dire conoscere e riconoscere, osservare e studiare, apprezzare e ammirare, dunque difendere e proteggere, battersi e lottare perché si salvi quel che si può. Il quarto sta dentro di noi. Perché il Cammino dei vulcani non si è fermato a Cerveteri, ma potrebbe – già detto – ricominciare da Cerveteri, con un tracciato segnato e segnalato, con convenzioni collaudate, con obiettivi condivisi, infine con una guida che accompagni viandanti e studiosi, peripatetici e sognatori, ma con i piedi per terra. Su questa terra.

Formello / foto Associazione Riflessi

L’AUTORE
Marco Pastonesi (Genova, 1954), ex giocatore di rugby di serie A e B, ha lavorato per ventiquattro anni alla «Gazzetta dello Sport». Ha seguito diciotto Giri d’Italia, dieci Tour de France e un’Olimpiade, oltre a quattro Giri del Ruanda e uno del Burkina Faso. Per questa avventura ha deciso di scendere dalla bici.